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Il ritorno della seta 100% italiana, Serinnovation il progetto verso nuova filiera

Il ritorno della seta 100% italiana, Serinnovation il progetto verso nuova filiera
Foto di Ilona Ilyés da Pixabay

Serinnovation, il progetto del Crea con un export pari a +29,5% in 6 mesi.

L’industria della seta italiana, con una performance economica in continua crescita, testimoniata dal + 29,5% di export del settore serico italiano nel I semestre 2022 rispetto allo stesso periodo 2021, in linea con il trend pre-pandemia (dati forniti dall’Ufficio Seta Italia), si conferma un’eccellenza del Made in Italy, sebbene utilizzi come materiale di partenza fibra e tessuti importati dall’estero.

Ma come risolvere questa contraddizione? A tal proposito è stato sviluppato il progetto Serinnovation con l’obiettivo di eliminare almeno parzialmente il problema, e reintrodurre la gelsibachicoltura, un’attività dalla grande tradizione quasi scomparsa dal territorio italiano.

A cinque anni dalla fondazione del Gruppo Operativo, che è stato coordinato scientificamente dal CREA con il suo centro di Agricoltura e Ambiente, sono stati presentati i risultati di Serinnovation con la partecipazione di Luca De Carlo, Presidente della IX Commissione permanente del Senato e di Giuseppe Pan, primo firmatario del progetto di legge regionale “Via della Seta” – Seta: verso una filiera 100% italiana, innovativa e sostenibile a sostegno della gelsibachicoltura.

All’evento oltre Luca De Carlo sono intervenuti Giorgio Trentin, Direzione Agroalimentare Regione del Veneto e Giuseppe Corti, Direttore CREA Agricoltura e Ambiente.

“Innovazione e sostenibilità, versatilità ed economia circolare, senza dimenticare una importante  integrazione al reddito degli agricoltori. Ecco le caratteristiche della nuova filiera della seta Italiana che CREA e tante aziende stanno avviando, per ora in Veneto, ma presto replicabile anche nel resto del Paese. Seguiremo con attenzione sotto il profilo istituzionale questo progetto ambizioso, che può favorire il rilancio di tanti nostri territori agricoli e la voglia di fare delle nostre imprese” – dichiara Luca De Carlo in occasione del convegno conclusivo del progetto “Serinnovation”.

La ricostituzione di una filiera, in cui alcuni passaggi tecnologici erano andati perduti, è stata la sfida principale da affrontare nonostante la grande eredità culturale e il passato plurisecolare. 

In particolare sono state affrontate quelle criticità (basso valore di mercato del bozzolo e alti costi di produzione), che ne hanno determinato la scomparsa, valorizzando il patrimonio di risorse genetiche vegetali e la tradizione agricola e paesaggistica ad essa collegata. Tutto però all’insegna dell’innovazione, della sostenibilità, della competitività, della creatività delle industrie coinvolte e della tracciabilità, per una filiera della seta 100% italiana.

Serinnovation, i risultati

Per organizzare in maniera efficiente la produzione, lo sforzo  è stato soprattutto puntare alla meccanizzazione dei processi per ottenere un conseguente risparmio di manodopera.

Sebbene i macchinari siano ancora in fase prototipale, è stata conseguita la “prova di concetto” che una modernizzazione della filiera è realizzabile, con l’ottenimento di quattro importanti innovazioni:

1) raccolta dei rami in campo in maniera meccanizzata,

2) taglio automatico della foglia per l’allevamento,

3) separazione del bozzolo dalla spellaia (scarto di produzione)

4) cernita automatica del bozzolo in diverse classi merceologiche dirette ad alimentare le diverse industrie che utilizzano la seta.

Pertanto, la gelsibachicoltura potrebbe rappresentare una fonte di integrazione del reddito aziendale, variabile a seconda dell’indirizzo produttivo agricolo.

Non solo indirizzo tessile tradizionale

Oltre all’indirizzo tessile tradizionale, reinterpretato dai partner industriali di progetto in chiave innovativa (gioielli di seta e oro e altre produzioni di tipo artigianale o artistico-creativo) anche attraverso la valorizzazione e l’utilizzo di alcuni sottoprodotti (scarti della lavorazione serica, crisalidi, residui di potatura dei rami di gelso).

I sotto prodotti in particolare, sono indirizzati all’impiego farmaceutico e cosmetico (ottenimento di integratori alimentari a partire da fitoestratti del gelso e creme e sieri a base di sericina), e biomedicale (dispositivi impiantabili nel corpo umano a base di fibroina).

Tali utilizzi presuppongono accordi di filiera con l’industria per rispettare quantità e qualità necessarie a programmare e standardizzare la produzione.

Le attività condotte fin qui hanno consentito di mettere a punto una completa serie di processi agroindustriali della seta italiana, dalla produzione delle uova fino a quella del bozzolo certificato. Un nuovo modello produttivo, quindi, che includa anche un processo di tracciabilità e che sia sostenibile per l’ambiente, all’insegna dell’economia circolare e replicabile.

“Serinnovation, il primo gruppo operativo sulla sericoltura in Italiana: un evento che promuove l’innovazione e la qualità. Quale occasione migliore per parlare del progetto di legge regionale che abbiamo presentato giusto venerdì sulla “Via della seta Veneta” per tutelare il patrimonio della gelsibachicoltura, anche dal punto di vista paesaggistico e ambientale. L’idea è creare e ripercorrere la via della seta per il Veneto, collegando le varie province. Una proposta legislativa che prevede un “registro” per il censimento dei gelsi, diverse azioni di salvaguardia, promozione e valorizzazione con gli enti e le scuole, ma anche un itinerario turistico culturale regionale” – conclude Giuseppe Pan.

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