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Florovivaisti: 10 punti per la ripresa settore dei fiori italiani

Florovivaisti: 10 misure per la ripresa settore dei fiori italiani
Foto di chaim da Pixabay

Alberto: occorre nuova attenzione al settore che diventa strategico in rapporto agli obiettivi del Green Deal

Cosa serve al florovivaismo italiano per uscire dalla crisi e riprendere la strada dello sviluppo è spiegato nei dieci punti che vanno: dalle misure contro il caro-energia alla legge sul settore, dalla transizione green agli investimenti nel verde pubblico.

Sono le richieste che arrivano dall’Associazione Florovivaisti Italiani di Cia-Agricoltori Italiani, che ha predisposto un vero e proprio documento programmatico da presentare a tutti i partiti politici in vista delle prossime elezioni del 25 settembre.

“Il comparto sta affrontando una delle crisi peggiori degli ultimi anni – ha spiegato il presidente dei Florovivaisti Italiani, Aldo Albertofacendo i conti da un lato con l’aumento del 74% dei costi di produzione e, dall’altro, con l’inflazione e la perdita di potere d’acquisto dei consumatori che ha portato a un calo delle vendite anche del 30%. Ma il florovivaismo vuole continuare a garantire reddito e occupazione alle sue 24.000 imprese e oltre 100.000 addetti e mantenere intatto il terzo posto in Ue per produzione di piante e fiori con quasi 3 miliardi di fatturato”.
Per questo, aggiunge Alberto, “ora chiediamo ai candidati una nuova attenzione al settore, che diventa ancora più strategico in rapporto agli obiettivi del Green Deal, mettendo in fila in 10 punti le urgenze e le necessità del florovivaismo nel breve e medio periodo”.

Florovivaisti Italiani: i dieci punti richiesti

  1. Sostegni alle imprese contro i rincari– Secondo i Florovivaisti di Cia, per contrastare l’emergenza rincari, dalle materie prime ai costi energetici, servono subito interventi sul gasolio agricolo per il riscaldamento delle serre. Oltre all’abbattimento delle accise, occorre l’estensione del credito d’imposta anche per il gasolio a uso riscaldamento. Necessario anche un contributo, di natura fiscale, per l’acquisto dei fattori produttivi impiegati (substrati, fertilizzanti, sementi, etc).
  2. Riforma del servizio fitosanitario – Bisogna accelerare sull’applicazione della riforma del servizio fitosanitario, adeguando il numero di operatori e sostenendo maggiori controlli nei punti d’entrata dall’estero, per ridurre il rischio di introdurre nuovi patogeni da Paesi terzi. Soprattutto per far fronte alle emergenze fitosanitarie, occorre superare la regionalizzazione e arrivare a un sistema conforme nelle sue funzioni e nei suoi adempimenti in tutto il Paese.
  3. Legge sul florovivaismo – Il ddl dedicato al settore è ancora bloccato al Senato dopo l’approvazione alla Camera, si chiede che l’iter riparta al più presto dopo le elezioni di settembre.
  4. Agevolazioni del fotovoltaico sulle serre – In un periodo come quello attuale di crisi energetica, bisogna garantire davvero alle imprese florovivaistiche di produrre energia rinnovabile su serre, strutture di protezione e annessi produttivi. Questo vuol dire favorire gli investimenti delle aziende e l’integrazione al reddito, superando il limite dell’autoconsumo.
  5. Trasporti efficienti – Nonostante il florovivaismo nazionale esporti l’80% dei propri prodotti all’estero, mancano infrastrutture di viabilità efficienti per il trasporto dei prodotti e una migliore logistica della distribuzione, soprattutto in alcune aree del Paese.
  6. Giusta transizione verde – Per evitare che l’applicazione drastica dell’obiettivo comunitario del taglio del 50% dei prodotti fitosanitari si traduca in un’impossibilità di produrre, occorre che la transizione sia accompagnata con attenzione e che siano resi disponibili mezzi di contrasto alternativi per le fitopatie, celermente e a prezzi accessibili. Per evitare concorrenza sleale, l’Europa deve anche imporre che le merci introdotte dai Paesi terzi abbiano stesse caratteristiche e stessa attenzione all’ambiente richiesta in Ue.
  7. Più formazione – Tutti gli adempimenti alle imprese, soprattutto i nuovi connessi alla sostenibilità, richiedono necessari supporti di consulenza alle imprese e formazione specialistica di consulenti in vivaismo.
  8. Apertura alle nuove tecniche di miglioramento genetico – Oltre il 70% delle nuove varietà che sono registrate ogni anno in Ue appartengono al campo ornamentale. L’Italia, quindi, potrebbe ottenere un enorme vantaggio da una ricerca finalizzata alle nuove varietà di piante e fiori, che consentono di essere al passo con l’evoluzione dei consumi e con le pressanti esigenze ambientali e climatiche.
  9. Normativa chiara sulla cannabis – La Cannabis è una coltura dalle enormi potenzialità in tutti i campi (medicina, cosmetica, edilizia, energia) che sconta ancora una normativa non chiara. Per questo, i Florovivaisti di Cia chiedono di garantire finalmente: l’accesso al credito anche alle imprese canapicole; la liberalizzazione della vendita di cannabis per CBD; la riproduzione per via agamica della pianta; l’investimento in nuove varietà per i diversi usi; la prima trasformazione agricola di tutte le parti della pianta; la definizione di un valore di THC entro il quale tutte le parti della pianta siano commerciabili; la ristrutturazione dei mezzi di produzione per la produzione dei prodotti farmaceutici.
  10. Cultura del verde – Occorre tornare a investire nel verde, in modo strutturale e non episodico, mettendo a disposizione delle amministrazioni fondi ad hoc per la cura e la manutenzione delle aree a verde pubblico; insegnando il valore del verde nelle scuole; prevedendo regole diverse dagli appalti generali nei capitolati per il verde pubblico; snellendo gli iter burocratici per il reperimento dei materiali di base per l’attività florovivaistica.
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