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Automobili a fine vita: in Italia bene il riciclo, da migliorare il recupero totale

Automobili a fine vita, in Italia bene il riciclo da migliorare il recupero totale
Automobili a fine vita, in Italia bene il riciclo da migliorare il recupero totale, foto di Serge Jové da Pixabay

Uno studio congiunto della Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile e l’Associazione Industriale Riciclatori Auto (AIRA), analizza e aggiorna il quadro della gestione dei veicoli fuori uso in Italia. Cosa è necessario fare?

Le automobili a fine vita, ormai fuori uso, rappresentano un flusso considerevole di rifiuti, sia in termini qualitativi che quantitativi. Per questo motivo sono stati oggetto di molteplici studi da parte della Commissione europea già a partire dal 1991 con la costituzione del gruppo di progetto europeo “End of life vehicles” nell’ambito della Strategia sui flussi prioritari dei rifiuti.

Considerata l’importanza della materia, e ravvisata la necessità di pervenire ad una regolamentazione comune in tutti i Paesi dell’Unione, è stata approvata, dopo un lungo iter amministrativo, la direttiva 2000/53/CE relativa ai veicoli fuori uso, trasposta nel nostro ordinamento con il decreto legislativo 24.6.2003, n. 209.

I dati in Italia e in Europa

I numeri sono davvero impressionanti. Si consideri che l’industria automobilistica ogni anno genera in Europa circa 6 milioni di automobili a fine vita e fuori uso che, tradotti in peso, corrispondono a circa 6 milioni di tonnellate di rifiuti. In Italia i veicoli fuori uso sono circa un milione e cento.

Secondo i dati più aggiornati, la quasi totalità dei veicoli a fine vita gestiti a livello europeo viene sottoposta a riutilizzo e riciclo, mentre una quota minoritaria va a recupero.  In Italia la filiera ha raggiunto una percentuale di riutilizzo e riciclo pari all’84,7% del peso medio del veicolo, in linea con il target europeo dell’85% previsto per il 2015, mentre il recupero totale si attesta all’84,7%, decisamente lontano dal raggiungimento dell’obiettivo del 95%. La media europea per il riutilizzo e riciclo dei veicoli fuori si è attestato all’89,6% e il tasso di recupero è al 95,1%.

Foto di Andrea Piacquadio da Pexels

Sono dati che emergono da uno studio, frutto della collaborazione tra la Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile e l’Associazione Industriale Riciclatori Auto (AIRA), che analizza e aggiorna il quadro della gestione dei veicoli fuori uso in Italia al fine di proporre soluzioni in grado di superare gli ostacoli che hanno finora impedito al nostro Paese di incontrare gli obiettivi europei di riciclo e recupero.

Le soluzioni necessarie

I risultati dello studio sollecitano l’Italia a dotarsi di una disciplina sulla gestione dei veicoli fuori uso che:

introduca un regime EPR (responsabilità estesa del produttore) in grado di:

– rispondere ai principi di responsabilità definiti dalla direttiva quadro sui rifiuti;

– tracciare in maniera efficace le perfomance di trattamento anche per marchi automobilistici;

– incrementare la platea dei veicoli fuori uso da sottoporre alla disciplina della direttiva;

– contrastare il fenomeno delle esportazioni a scopo elusivo di veicoli usati;

imponga obiettivi di riciclo per singole frazioni di materiali, in particolare vetro, plastica e metalli non ferrosi;

definisca premialità tenendo conto del contenuto di materie riciclate e dei componenti riutilizzati nei nuovi veicoli;

colmi il deficit impiantistico, dando attuazione al Programma Nazionale di Gestione dei Rifiuti (PNGR);

sostenga la ricerca e la sperimentazione di nuove tecniche di riciclo.

Le proposte verranno inviate anche alla Commissione europea chiedendo fra l’altro la disciplina venga applicata anche a categorie di veicoli finora esclusi, come gli automezzi di peso superiore 3,5 e i motocicli.

La disciplina oggi vigente, risalente al 2003 – ha dichiarato Stefano Leoni, presidente di AIRA –, si è dimostrata inadeguata, in particolare riguardo al modello di governance della filiera del trattamento dei veicoli fuori uso, all’incapacità di traguardare le performance richieste dall’UE, al disordine normativo sulla ripartizione delle attività di trattamento all’interno della filiera di gestione dei veicoli fuori uso e all’assenza di stimoli per l’innovazione, l’evoluzione tecnologica e il completamento del fabbisogno impiantistico. È quindi necessario agire per superare queste criticità.

Come AIRA – ha aggiunto – riteniamo che questo sia il momento giusto per intervenire, in quanto entro la fine dell’anno la Commissione europea presenterà una proposta di modifica delle direttive in materia e, non meno importante, in quanto ci troviamo all’alba di una rivoluzione tecnologica e culturale, come il progressivo incremento dei veicoli elettrici e lo sviluppo di pratiche commerciali come lo sharing. È, inoltre, importante che l’Italia durante questa transizione normativa e tecnologica coinvolga organicamente gli stakeholder, chiediamo quindi che venga istituito presso il Ministero della transizione ecologica un tavolo di confronto a cui partecipino tutte le rappresentanze delle categorie interessate“.

Il settore del riciclo dei veicoli fuori uso – ha ricordato Edo Ronchi, presidente della Fondazione per lo Sviluppo Sostenibileè strategico per un Paese, come il nostro, che ogni anno importa circa 20 Mt di acciaio e lo sarà ancor di più in futuro con la crescita delle auto elettriche, che richiedono una maggiore quantità di materiali pregiati e classificati come critici. Abbiamo condotto questo studio perché purtroppo abbiamo dovuto constatare che il settore finora non ha avuto la dovuta attenzione nella definizione della rotta verso l’economia circolare e l’Italia non è finora riuscita a centrare l’obiettivo europeo di recupero“.

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