“Nessun passo indietro sui diritti umani e su quelli delle donne conquistati fino a oggi, aiuti umanitari alla popolazione afgana attraverso le organizzazioni locali e internazionali, evacuazione in sicurezza per chi è minacciato dai talebani”.
Sono queste in sintesi le richieste, in occasione del vertice straordinario del G20 previsto per oggi, di Fondazione Pangea, la Onlus che da 20 anni lavora in Afghanistan.
Il progetto di Pangea a Kabul
Dallo scorso agosto, Pangea ha già ricominciato a lavorare con lo staff afghano rimasto a Kabul con progetti che favoriscono l’empowerment e lo sviluppo economico e sociale delle donne e per far evacuare e mettere in sicurezza quanti più civili possibili.
“Da allora l’Afghanistan sta vivendo un incubo che ha catapultato il paese 20 anni indietro e che sta determinando una crisi umanitaria senza precedenti – afferma Pangea – i Talebani entrano nelle case dei civili, sequestrano i loro cellulari, impediscono alle donne di studiare e di partecipare a ogni attività pubblica. Chi trasgredisce rischia la propria vita e quella dei propri familiari. I capi di Stato riuniti oggi devono sapere che siamo di fronte a un Paese al collasso e che l’unica strada possibile è di aprire agli aiuti umanitari internazionali e alle Ong”.
“Come Pangea chiediamo per questo che i diritti delle donne non siano argomento di negoziazione né retrocedano rispetto a quanto era stato conquistato in Afghanistan: istruzione, lavoro e possibilità di manifestare per tutte e tutti; che le donne possano partecipare alla vita politica e siano nei tavoli internazionali sui processi di mediazione di pace per l’Afghanistan e un monitoraggio costante sulla condizione femminile intervenendo sulle violazioni”.
Fondazione Pangea, G20 e diritti umani, il piano richiesto
Per chi vuole lasciare il paese, è necessario anche un piano straordinario di evacuazione umanitaria, rivolto in particolar modo alle donne che hanno maggiori difficoltà a trovare vie di fuga in maniera protetta e un piano di accoglienza in Italia per i richiedenti asilo, che rispetti le questioni di genere e che tenga conto delle storie di violenza.
“In questi 20 anni Pangea ha coinvolto in Afghanistan oltre 7.000 donne e 40.000 bambini e bambine, portando consapevolezza dei propri diritti, istruzione, pace e non abbiamo intenzione di retrocedere – prosegue Pangea – Ora che ci dicono che tutto è finito, che i talebani hanno vinto e che per le donne non c’è futuro, noi rispondiamo che non le lasceremo sole!”
“Le donne afghane che manifestano – conclude Pangea – quelle che sono morte nell’attentato all’aeroporto, le persone che non sono riuscite a fuggire ma anche quelle che sono state evacuate grazie alla P di Pangea disegnata sulla mano e tutti coloro che in questi giorni stanno rischiando la vita per colpa del regime talebano, oggi più che mai aspettano un segnale politico forte e deciso”.
Fonte: Fondazione Pangea