SolarMoving.it e il tour L’Italia del Sole 2021: 3000 chilometri percorsi lungo l’Italia, a bordo di un’auto di serie alimentata da energia al 100% proveniente da fonte rinnovabile, per incontrare personalità che hanno accettato di spiegare come vivono la sostenibilità nel quotidiano e come si preparano alla transizione energetica. Prima tappa con Valerio Massimo Visintin, critico gastronomico del Corriere della Sera che da sempre si muove mascherato
Si presenta vestito di nero, con passamontagna, occhiali scuri e un cappello. Dietro questa maschera si nasconde Valerio Massimo Visintin, critico gastronomico del Corriere della Sera che ha deciso, nella sua professione, di non far conoscere il proprio volto affinché le sue recensioni dei ristoranti siano totalmente imparziali e fedeli alla realtà.
L’intervista è di un candore schietto. Non ha lesinato giudizi taglienti per la sua Milano (“ma è perché le voglio bene, per quello che sono più severo”) ma ne ha anche sottolineato il suo lato più bello e caloroso di città industriale e dinamica.
Visintin ha accolto Solar Moving ricordando il concetto chiave di tutto il suo lavoro, l’etica. Non è un caso che il corso che dirige, “Scrivere di Gusto”, lo definisca un corso di critica gastronomica etica. È per questo motivo che si presenta sempre alle interviste mascherato, perché nessuno possa riconoscerlo nei ristoranti e magari riservargli un trattamento di favore. In un mondo di food-influencer che se la cavano con poche immagini di piatti scattate come in studio, il lettore può fidarsi delle parole di Visintin sulla qualità di un ristorante.
Parlando di sostenibilità, Visintin ha ricordato che non esiste solo quella ambientale, ma altrettanto importante è quella sociale, che la vera sostenibilità enogastronomica è anche un mercato sano, in regola, che ha cura del personale.
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Non sono mancate le stoccate ai troppi ristoranti e ristoratori improvvisati, così come le lodi per le nuove tendenze che privilegiano i vegetali e fanno un uso parsimonioso di carne e pesce, sempre con il consueto tono scanzonato e severo che lo contraddistingue.
È stata una bella scoperta questa Milano gastronomica che importa mode, le trasforma e le rende proprio patrimonio.
Dettaglio da non trascurare: dall’inizio dell’incontro al saluto finale non si è mai tolto la maschera. Anzi, non ha nemmeno cercato di giustificarsi quando l’ha tenuta indosso anche mentre si facevano quattro chiacchiere a telecamere spente. Ma risentire quella voce limpida, senza la r, con un timbro così personale che “non sta nella maschera”, la si riconoscerebbe ovunque.