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Biodiversità europea, recuperate 17 specie di piante credute estinte

Biodiversità europea, recuperate 17 specie di piante credute estinte
Foto di Jochen Schaft da Pixabay

Un lavoro svolto dall’Università Roma Tre con un team internazionale di ricercatori ha consentito un recupero di biodiversità europea, riabilitando 17 specie di piante date per estinte da molti decenni

Un team internazionale di ricercatori, guidato dall’Università Roma Tre, dopo un lavoro composto da un’indagine attenda e scrupolosa, svolto su 36 specie di piante endemiche europee classificate come “estinte”, ha scoperto che, in realtà, 17 non lo erano.

Tre specie di queste 17, sono state effettivamente riscoperte a seguito di ricerche di campo, per alcune sono stati ritrovati esemplari non noti vivi, conservati presso orti botanici e banche del germoplasma europei (Armeria arcuata Welw. ex Boiss. & Reut., Hieracium hethlandie (F.Hanb.) Pugsley); per altre ci sono state riclassificazioni come specie diverse sulla base di nuovi dati.

Si pensava fossero estinte da molti decenni, ma non è così e sono state riabilitate grazie ad uno studio appena pubblicato.

I risultati dello studio, riportati in un articolo dal titolo Seventeen “extinct” plant species back to conservation attention in Europe, sono stati pubblicati sulla prestigiosa rivista Nature Plants URL: https://dx.doi.org/10.1038/s41477-021-00878-1)

Al lavoro di ricerca internazionale, coordinata dal prof. Thomas Abeli e dalla dr.ssa Giulia Albani Rocchetti del Dipartimento di Scienze dell’Università degli Studi Roma Tre, sono stati coinvolti ricercatori di un ampio network, tra istituzioni di ricerca, università, musei e orti botanici: Zoltán Barina del WWF Ungheria, Ioannis Bazos della National and Kapodistrian University of Athens, David Draper del Museo Nacional de Història Natural e da Ciência (Lisboa, Portugal) e della University of British Columbia (Vancouver, Canada), Patrick Grillas del Tour du Valat (Arles, France), José Maria Iriondo di Rey Juan Carlos University (Madrid, Spain), Emilio Laguna del Wildlife Service – CIEF (Valencia, Spain), Juan Carlos Moreno-Saiz dell’Autonomous University of Madrid e del Centre for Research on Biodiversity and Global Change (Madrid, Spain), Fabrizio Bartolucci dell’Università di Camerino (Italia).

Il gruppo di studiosi ha potuto godere dell’importante contributo del network mondiale degli orti botanici Botanic Garden Conservation International.

Biodiversità europea, ricerca da detective

“La ricerca ha richiesto un minuzioso lavoro da detective – spiega il prof. Thomas Abelisoprattutto per verificare informazioni, spesso inesatte, riportate tali e quali da una fonte all’altra, senza le opportune verifiche.

Tra le 17 specie potremmo avere un caso clamoroso: il ritrovamento di una specie endemica portoghese, Armeria arcuata, ritenuta estinta da decenni e forse conservata inconsapevolmente presso l’Utrecht University Botanic Gardens, su cui si stanno facendo indagini genetiche per confermarne la riscoperta”.

Thomas Abeli continua – “Sebbene la riabilitazione di queste specie sia senz’altro una buona notizia, non dobbiamo dimenticare che altre 19 specie sono invece perse per sempre, tra cui nove specie italiane. Importante è dunque prevenire le estinzioni; la prevenzione è certamente più fattibile delle cosiddette de-estinzioni, azioni su cui lavoro con il mio team di ricerca, ma che ad oggi rimangono puramente teoriche e con forti limiti etici e tecnologici”.

Il lavoro evidenzia che, grazie ad un continuo monitoraggio e impegno nella ricerca floristica, possono essere riscoperte entità ritenute estinte da molti decenni, a protezione della biodiversità europea.

Orti botanici e banche del germoplasma, due infrastrutture su cui sono stati fatti ingenti investimenti negli ultimi decenni in Europa, permettono di evitare perdita definitiva di biodiversità, anche quando non ci sono più le condizioni ambientali favorevoli al mantenimento di popolazioni naturali. Elemento fondamentale in questa indagine, è la classificazione della specie affinché si posso conoscerne e studiarne la variabilità.

Gli inventari floristici, strumento indispensabile

La ricerca floristica ad esempio, grazie allo studio del materiale conservato negli erbari, lo studio critico della bibliografia botanica e soprattutto le ricerche in campo, permette l’elaborazione di “inventari floristici” (checklists o flore) che si configurano come strumento imprescindibile per la conoscenza della distribuzione delle piante e la tutela della biodiversità vegetale.

Se nulla si può fare in termini di conservazione quando una specie si estingue, riabilitarla permetterà di sviluppare dei programmi di conservazione ad hoc. Lo studio dell’Università Roma Tre in questo caso, con la riabilitazione di 17 specie della flora europea, ha permesso un “recupero di biodiversità”, facendo un passo importante per raggiungere l’obiettivo dei target dettati dalla Convenzione per la Diversità Biologica (CBD) e dall’Agenda 2030 delle Nazioni Unite.

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Foto: Pixabay

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