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App Immuni, icone contestate per polemica sessista

App Immuni, icone contestate per polemica sessista Di Germana Ferrante 4 Giugno 2020 0 29 Facebook Twitter Pinterest WhatsApp App Immuni, icone contestate per polemica sessista App Immuni, icone contestate per polemica sessista Immuni, alla partenza ancora polemiche. Non per il funzionamento o per problematiche relative alla privacy. Questa volta la valanga di critiche arriva per le icone che rappresentano la grafica dell’applicazione. Mentre prima la mamma aveva in braccio il neonato e l’uomo era al computer, ora si sono invertite le parti. È l’uomo ad avere il neonato in braccio non più la mamma, ed è la donna davanti al computer. Che confusione! È bastato un giorno dalla partenza di Immuni, la app utile per il tracciamento dei contagi del coronavirus, e subito il primo intoppo. Leggi anche : Coronavirus: arriva App Immuni, cosa c’è da sapere Le immagini rappresentano uno stereotipo che vede ancora la donna relegata al ruolo di madre, angelo del focolare, con l’hobby delle piante e l’uomo impegnato nel lavoro e in carriera. Nel 2020 in un’Italia in cui un’app dovrebbe rappresentare progresso tecnologico e innovazione, la sua grafica dimostra che c’è ancora molto da fare e che, nonostante le “quote rosa”, è ancora faticoso pensare ad un uomo alle prese con le faccende domestiche e alla crescita dei figli, ma ancora più faticoso pensare a una donna al di fuori del suo ruolo di madre e donna di casa. Grande clamore anche nel mondo politico. L’ex deputata dem Anna Paola Concia ha inviato un messaggio alla ministra per le Pari opportunità e la Famiglia, Elena Bonetti, chiedendole di “parlare con la ministra dell’Innovazione, Paola Pisano, perché questa immagine fuori dal tempo e dalla storia deve essere cambiata”. Il ministro dell’Innovazione è corsa ai ripari e la modifica è stata prontamente fatta. Ma ormai il danno è stato fatto. L’immagine è sessista e retrograda. Proprio Il 2 giugno, giorno di esordio di Immuni, nel 1946, le donne ebbero la concessione di votare per la prima volta e oggi, nonostante si continui a lottare, la donna viene ancora considerata esclusivamente come moglie e madre. Un ruolo certamente fondamentale e alla base della famiglia, ma ora più che mai è necessario togliere questa polvere dai calzari e finalmente far riconoscere le donne come cittadine, lavoratrici e facenti parte di una comunità, nel ruolo più affine alle proprie esigenze. Oltre all’aspetto riguardante le immagini, Immuni soffre di una carenza da non sottovalutare e cioè che tanti non potranno scaricarla e utilizzarla perché dotati di uno smartphone di vecchia generazione. Leggi anche : SmartRicicla, l’app gratuita per la raccolta differenziata corretta I dispositivi dall’iPhone 6 (modello del 2014) in giù, per quanto riguarda Apple, non sono abilitati perché non aggiornati a iOS 13.5. Per i dispositivi Android, sono abilitati all’uso di Immuni soltanto quelli che presentano i seguenti requisiti: aggiornamento ad Android 6 (Marshmallow, API 23) o superiore; Google Play Services versione 20.18.13 o superiore; Bluetooth Low Energy. Pertanto non è richiesta l’ultima versione del sistema operativo (Android 10) ma quella rilasciata nel 2015 e ancora in uso nei modelli di smartphone non più recentissimi, purché la versione di Google Play sia quella indicata (o superiori). Fonte : Fanpage Tagsappapp_immuniCoronaviruscovid-19donnafamigliaiconeicone_sessistepolemichetecnologiatracciamento Facebook Twitter Pinterest WhatsApp ALTRI ARTICOLI Attualità Il diritto alla Natura in Costituzione, ecco la proposta Attualità Etichette alimentari, le regole principali per orientarsi Attualità Roberto Cingolani, ecco il nuovo Ministro della Transizione Ecologica LEAVE A REPLY Logged in as Germana Ferrante. Log out? Rimani in contatto 4,022FansLike 1,546FollowersFollow 11FollowersFollow 470FollowersFollow
Foto di Gerd Altmann da Pixabay

Immuni, alla partenza ancora polemiche. Non per il funzionamento o per problematiche relative alla privacy. Questa volta la valanga di critiche arriva per le icone che rappresentano la grafica dell’applicazione.

Mentre prima la mamma aveva in braccio il neonato e l’uomo era al computer, ora si sono invertite le parti. È l’uomo ad avere il neonato in braccio non più la mamma, ed è la donna davanti al computer.

Che confusione! È bastato un giorno dalla partenza di Immuni, la app utile per il tracciamento dei contagi del coronavirus, e subito il primo intoppo.

Le immagini rappresentano uno stereotipo che vede ancora la donna relegata al ruolo di madre, angelo del focolare, con l’hobby delle piante e l’uomo impegnato nel lavoro e in carriera.

Nel 2020 in un’Italia in cui un’app dovrebbe rappresentare progresso tecnologico e innovazione, la sua grafica dimostra che c’è ancora molto da fare e che, nonostante le “quote rosa”,  è ancora faticoso pensare ad un uomo alle prese con le faccende domestiche e alla crescita dei figli, ma ancora più faticoso pensare a una donna al di fuori del suo ruolo di madre e donna di casa.

Grande clamore anche nel mondo politico.

L’ex deputata dem Anna Paola Concia ha inviato un messaggio alla ministra per le Pari opportunità e la Famiglia, Elena Bonetti, chiedendole di “parlare con la ministra dell’Innovazione, Paola Pisano, perché questa immagine fuori dal tempo e dalla storia deve essere cambiata”. Il ministro dell’Innovazione è corsa ai ripari e la modifica è stata prontamente fatta.

Ma ormai il danno è stato fatto. L’immagine è sessista e retrograda.

Proprio Il 2 giugno, giorno di esordio di Immuni, nel 1946, le donne ebbero la concessione di votare per la prima volta e  oggi, nonostante si continui a lottare, la donna viene ancora  considerata esclusivamente come moglie e madre.

Un ruolo certamente fondamentale e alla base della famiglia, ma ora più che mai è necessario togliere questa polvere dai calzari e finalmente far riconoscere le donne come cittadine, lavoratrici e facenti parte di una comunità, nel ruolo più affine alle proprie esigenze.

Oltre all’aspetto riguardante le immagini, Immuni soffre di una carenza da non sottovalutare e cioè che tanti non potranno scaricarla e utilizzarla perché dotati di uno smartphone di vecchia generazione.

I dispositivi dall’iPhone 6 (modello del 2014) in giù, per quanto riguarda Apple, non sono abilitati perché non aggiornati a iOS 13.5.  Per i dispositivi Android, sono abilitati all’uso di Immuni soltanto quelli che presentano i seguenti requisiti: aggiornamento ad Android 6 (Marshmallow, API 23) o superiore; Google Play Services versione 20.18.13 o superiore; Bluetooth Low Energy.

Pertanto non è richiesta l’ultima versione del sistema operativo (Android 10) ma quella rilasciata nel 2015 e ancora in uso nei modelli di smartphone non più recentissimi, purché la versione di Google Play sia quella indicata (o superiori).

 

Fonte :  Fanpage

 

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