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Pablo Georgieff e la Poetica della zappa, l’arte collettiva di coltivare giardini

Pablo Georgieff e la Poetica della zappa, l’arte collettiva di coltivare giardini
Pablo Georgieff e la Poetica della zappa, l’arte collettiva di coltivare giardini

Il “divenire” è la parola chiave per capire il libro la Poetica della zappa di Pablo Georgieff (2018) (Derive Approdi, collana Habitus, pp. 144, € 15,00)

Ricco di disegni e fotografie, è il risultato di decenni di lavoro sul campo, è un testo operativo, a volte formato da trascrizioni d’interventi che l’autore ha fatto durante workshop, altre da descrizioni di lavori in tutta Europa.

“Liberato dal primato della geometria e del recinto, il giardino diventa uno straordinario laboratorio per nuove relazioni con la vita, che non ha ancora finito di stupirci. Un giardino che è ormai planetario e del quale tutti, buoni o cattivi, siamo giardinieri”: dalla quarta di copertina. Questo è un libro poetico e pratico, un invito all’azione nell’arte collettiva di coltivare giardini, come recita il sottotitolo del volume di Pablo Georgieff, artista, paesaggista e fondatore del collettivo Coloco che da anni si occupa di giardini come spazi sociali insieme a Gilles Clément, che ha firmato la prefazione del libro.

Con l’atelier Coloco, un gruppo di paesaggisti, architetti, artisti, botanici che lavorano insieme con sede a Parigi, è riuscito, per esempio a coinvolgere gli abitanti dello Zen di Palermo, storicamente portato a esempio del disastro delle periferie, attraverso quello che chiama l’invito all’opera, in sostanza, siamo davanti a uno spazio da trasformare? Invece che chiudersi negli studi e cominciare a pensare, “mettiamoci a lavorare con le mani, facciamo”.

Paesaggista apolide come ama definirsi Pablo Georgieff è nato nel 1971 a Buenos Aires e si è laureato all‘Ecole d’Architecture di Parigi. Attualmente insegna alla scuola di architettura La Villemin, in un corso dedicato all’architettura latinoamericana.

Nel 1983, emigrato a Parigi con i fratelli e i suoi genitori, a causa della dittatura militare, è divenuto architetto a Parigi e, nel 1999, ha fondato, insieme a suo fratello Miguel, agronomo, l’atelier Coloco, con il quale ha realizzato progetti paesaggistici a tutte le scale, introducendo, per ciascuno di essi, innovazioni artistiche e concettuali degne di un’ “avanguardia” dell’architettura del paesaggio per il XXI secolo.

Poetica della zappa, l’arte collettiva di coltivare giardini di Pablo Georgieff (Derive Approdi)

Pablo Georgieff veste i panni di Fernand Personne per raccontare la Poetica della Zappa, “Fernand é il mio lato sognatore, quello che non accetta le limitazioni di ciò che chiamiamo realtà : del sistema politico, delle burocrazie, dell’incubo amministrativo che impedisce di cambiare il mondo. Tutti noi abbiamo un Fernand, che siamo educati a fare tacere per diventare operativi al sistema in un modo o l’altro”.

Poetica della zappa è un invito al lavoro condiviso su delle “linee di pazienza” studiando strategie per potere riappropriarsi di territori lasciati a se stessi, un viaggio alla scoperta dell’arte, del divenire della natura, dell’edonismo felice e, soprattutto, di noi stessi.

Il mondo del giardino inteso come pratica della “sprogettazione”, dello “spaesamento”, una attività politica ed estetica, come forma di costruzione di relazioni e immaginazione di mondi differenti. Intesa come un’arte dell’incontro capace di riconoscere la diversità delle forme di vita e di darle valore.

Georgieff ha impiegato quattro anni a scrivere questo libro. Bisogna lavorare su delle “linee di pazienza” e studiare strategie per permetterci di riappropriarci di territori lasciati a se stessi. “Ovviamente è un pensiero ed una pratica che va contro la frenesia che vuole trasformare in soldi ogni cosa. Può funzionare come un respiro, una barzelletta o un progetto di radicale cambiamento del mondo”, come afferma lo scrittore.

Un libro che va “oltre il giardino”, è un invito a cercare il nostro centro di gravità per trovare equilibrio fra esseri viventi umani e non umani in accordo con la biosfera come superamento del proprio ego. Siamo in un mondo caratterizzato dalla “stupidocene” ovvero la continuazione per inerzia dell’antropocene, sempre in cerca di equilibrio fra gli esseri viventi.“Siamo sempre in equilibrio, perché l’equilibrio dinamico è insito nella natura ma il problema è la sua fragilità. È un problema di tempo, tempo che non dobbiamo perdere”.

Il Paesaggio è un divenire comune, lo sviluppo del giardino a più mani è una vera propria forma d’arte, intesa come opportunità di conoscenza e trasformazione personale. Un cammino del fare condiviso nel fluire del tempo.
La condivisione di conoscenze ed il rispetto reciproco sono alla base del successo del progetto perché ogni azione collettiva è un opera. “Esplorare il nostro mondo interiore, condividere attraverso l’incontro, in cui l’immaginario non è una dimensione minore, ma essenziale. Perchè fare arte è avventurarsi”. È il pensiero di Pablo.

La prossima avventura di Pablo Georgieff come ci racconta è la realizzazione di “Un bosco-scuola di mezzo ettaro in zona densa di Parigi, un progetto per riqualificare biologicamente l’avenue des Champs Elysées, curare la prossima Biennale del Paesaggio di Versailles, un giardino all’Accademia di Brera per la primavera 2020”.

Pablo Georgieff mi saluta facendo un augurio per il 2020 : “Piantiamo un albero a testa. 7 miliardi non è male… ” Un augurio che ricorda le parole di Stefano Mancuso, nell’ultimo incontro a più libri più liberi: “Dobbiamo riforestare il pianeta, piantando miliardi di nuovi alberi. Solo così potremo salvarci”.

Il Libro Poetica della zappa è un atto politico teso a disegnare un’alternativa. Trasformare uno spazio per trasformare la società. Perché l’obiettivo di questo tipo di giardini che sono essi stessi il fare insieme è la costruzione del bene comune. È da Fernando Pessoa che Pablo ha preso in prestito le qualità essenziali dell’incontro: simpatia, comprensione, intelligenza, saggezza, grazia. La vita è l’arte dell’incontro.

Articolo curato dalla redazione e realizzato con il contributo di Manola Testai

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