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La riscoperta degli antichi grani siciliani: analizzata la diversità genetica di 30 varietà

Foto di Kira Hoffmann da Pixabay

La Sicilia è da sempre una delle regioni mediterranee più ricche di coltivazioni di grano, tanto da essere stata definita da Catone il granaio della repubblica romana

Durante il XX secolo, tuttavia, la sempre maggiore diffusione delle coltivazioni “moderne” ha portato alla drastica e generalizzata riduzione della coltura dei tipi più antichi di grano.

Sulla rivista Plants è stato recentemente pubblicato un articolo riguardante il primo studio condotto proprio su 30 delle varietà di coltivazioni più antiche. La ricerca esposta, svolta nell’ambito del progetto “Sviluppo tecnologico e innovazione per la sostenibilità e competitività della cerealicoltura meridionale”, è  finalizzata ad analizzare il genotipo, la morfologia e le caratteristiche qualitative dello storico grano coltivato in Sicilia, con l’obiettivo ultimo di valutarne la diversità genetica.

Tale analisi è stata svolta sulla collezione di germoplasma degli antichi grani siciliani, a cui hanno dato inizio negli anni ’40 due dei fondatori della ricerca agricola in Italia, Ugo De Cillis e Nazzareno Strampelli. La raccolta, conservata a Caltagirone presso la Stazione Consorziale Sperimentale di Granicoltura per la Sicilia, comprende ben 27 varietà di grano duro, 2 tipi storici di grano duro e 1 varietà di frumento.

Allo studio hanno partecipato il Centro di Ricerca sulla Cerealicoltura e le Colture Industriali del CREA, l’Università Mediterranea di Reggio Calabria, l’Istituto di Bioscienze e Biorisorse del CNR di Palermo, la Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa e la Stazione Consorziale Sperimentale di Granicoltura per la Sicilia.

Per svolgere la ricerca sono stati utilizzati dei marcatori genetici molecolari a singoli nucleotidi (SNP – Single Nucleotide Polymorphism), i quali hanno permesso di classificare e valutare la varietà genetica dei diversi tipi di grano antico presenti in Sicilia.

In questo modo è stato anche possibile ottenere un’impronta genetica riproducibile per ciascun tipo della collezione; ciò permetterà di sostenere i profitti dei coltivatori, grazie alla prevenzione di eventuali frodi commerciali suscitate dai recenti interessi economici che stanno sorgendo nei confronti delle varietà storiche di grano.

In Sicilia, infatti, sono sempre più in aumento le coltivazioni di questi tipi di cereali, al punto tale che oltre alle 3 già registrate, ben 16 nuove varietà di frumento sono state iscritte al “Registro Nazionale delle varietà da conservazione delle specie agrarie e delle specie ortive”.

Fondamentale per la messa in atto di questo studio è stata come già detto la presenza della collezione di germoplasma degli storici cereali siciliani, che ha permesso non solo di analizzarne la variabilità genetica, ma anche di sviluppare specifici strumenti tecnici per una coltivazione di filiera.

La conservazione di tale raccolta sarà dunque un obiettivo fondamentale nei prossimi anni, per rendere possibile la messa in atto di ulteriori programmi volti al miglioramento delle caratteristiche qualitative di questi grani e al potenziamento della loro biodiversità e della loro attitudine al cambiamento.

E’ possibile consultare l’articolo originale pubblicato sulla rivista Plants

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