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Camminare con lentezza: è tutta una questione di Compagnia (dei cammini)

Foto di Tirachard Kumtanom da Pexels

Si chiama così, semplicemente, Compagnia dei Cammini, ed è un modo di affrontare un viaggio con lentezza

Tra i prossimi appuntamenti, camminare sulle Alpi: 5 itinerari tra luglio e agosto per “vivere l’alta quota in modo diverso dal solito, un camminare alternativo, non improntato alla ricerca della performance più intensa, competitiva, con vestiti tecnici, sempre a calcolare quanti metri in più abbiamo fatto”, spiega il coordinatore della Compagnia dei Cammini, Luca Gianotti, aggiungendo: “Il nostro intento è un approccio lento del territorio, recuperando la grande bellezza delle nostre cime, con consapevolezza e rallentando. Un altro modo insomma di arrivare in luoghi sconosciuti, scoprire vallette in punta di piedi, pure vicino a posti famosi. Nell’ampezzano ad esempio andiamo a cercare piccoli rifugi con solo 30 posti letto… Vogliamo riscoprire anche certe parti delle Alpi che stiamo dimenticando, le Alte Vie,  le Dolomiti Feltrine o la Val Grande in Piemonte, una delle poche aree wilderness ancora presenti in Italia. Non vedi case bensì una natura che può anche fare paura ma in cui poi trovi una dimensione di equilibrio e armonia, non andando a caccia della civiltà, ma cercando di conoscere te stesso”.

Che cos’è la Compagnia dei Cammini?

Associazione senza scopo di lucro, nata nel 2011 da un’esperienza precedente. Vogliamo valorizzare e parlare della cultura del cammino, diffondere il valore del cammino, come una esperienza profonda, terapeutica.

Come sono i vostri cammini?

Si partecipa a un percorso itinerante di una settimana, in piccoli gruppi. Una completa immersione nel territorio, una depurazione, un distacco con la vita solita, un percorso fisico e psicologico, all’insegna del vivere qui e ora. E con il cellulare staccato, è proprio una regola. La gente partecipa perché sente l’esigenza di disintossicarsi. I cammini sono di  vario tipo, gestiti da guide professionali abilitate. Ci sono i cammini di pace, con pratiche consapevoli, quelli adatti per famiglie e così via. I luoghi scelti per dormire sono agriturismi biologici, B&B a km 0. Perché riteniamo importante anche l’incontro con chi gestisce tali strutture, conoscere gente e il territorio pure da questo punto di vista. Si cammina tutto il giorno, si leggono storie, ci sono momenti di condivisione.

In alcuni cammini è previsto anche lo stare in libertà, per riappropriarsi del lato selvatico che abbiamo perso, dormire in tenda, in una grotta. Un’esperienza bellissima dormire sotto le stelle…

Bisogna essere allenati per partecipare?

Non è così rilevante, certo bisogna essere in salute. Abbiamo 5 livelli di difficoltà che identifichiamo attraverso le orme. Più importante è l’aspetto psicologico, metterti di fronte a condizioni diverse. Fare fatica, affrontare la fatica, che fa parte del percorso. E determinante è pure la presenza di uno zaino, massimo 8 kg: è un esercizio che fa parte del viaggio. Lo zaino contiene poche cose, un paio di magliette, uno spazzolino. Ci si rende proprio conto che si ha bisogno di poco. Si acquista serenità e si innesca un processo di riflessione. Tutto quello che serve sta sulle spalle. In quei giorni è la nostra casa. L’ obiettivo è disintossicarsi.

Come?

Servono almeno 3 giorni di depurazione, dal 4 si cambia: è il “passaggio” del 3 giorno, lo chiamiamo così, si entra nell’armonia, si buttano fuori le tossine. E pure lo zaino diventa leggero.

Parlate non di trekking ma di cammini: cioè?

Negli anni ’80 si è fatta avanti una generazione di persone che si è appassionata nell’andare in montagna, stare nella natura il più possibile e basta, anche con grandi traversate.

La Compagnia dei Cammini, invece, da 10-15 anni fa riflettere sulla dissintonia della propria vita. La nostra filosofia è andare e conoscere tutto di un certo posto, non solo natura, ma attraversare paesi e città, interagendo con le persone. Il cammino passa per i paesi, si fa raccontare le storie, entra nei luoghi, mostrando i lati belli e brutti.

E il camminatore rimane tale per tutta la vita, mettendo in pratica anche nella quotidianità i valori di condivisione, lentezza, generosità acquisiti durante il viaggio: in cammino si impara dagli altri, ci si aiuta, si collabora, si crea una comunità, non si rimane chiusi nel proprio ego ma si condivide.

C’è uno spaesamento che colpisce chi fa un cammino: è un elemento negativo?

Lo spaesamento è un valore importante, è una crescita interiore. Questa è la positività del cammino: avrò la forza? Avrò il coraggio? Ci si misura con se stessi, si va senza prenotare un posto per dormire, chissà se lo trovo, parto, non so come e dove arrivare ma ci provo, imparo a gestire le mie paure, l’ansia per il futuro. E questo serve anche quando si ritorna a casa, nella vita quotidiana.

Cosa è il lato più positivo della sua attività?

Sono guida professionista dal 1993 ma prima lo facevo come volontario. Il lato più bello è la gratificazione nel vedere la trasformazione delle persone durante il viaggio, vedere come a loro brillano gli occhi alla fine. Vedere tanti singoli anche spaventati della nuova avventura, reticenti, diventare parte  di una comunità, costruire un gruppo.

Le persone, soprattutto provenienti dal centro-nord, si affezionano, rimangono in contatto, ritornano e conoscono gente nuova. Ogni anno abbiamo un incontro con tutti i soci, quest’anno sarà dal 25 al 27 ottobre a Feltre.

C’è una grande richiesta di viaggi di questo tipo, noi siamo economici per via della nostra organizzazione leggera, dal produttore al consumatore.

Quale è il suo viaggio più bello?

Il mio viaggio più bello è del 2011: ho attraversato da solo in 28 giorni 500 km nell’isola di Creta, ci ho fatto un libro e aperto la Via Cretese, avevo bisogno di cambiare qualcosa nella mia vita e l’ho ritrovata. Ci ritorno un paio di volte all’anno.

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