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Il giardino magico di Torrecchia

Foto di icon0.com da Pexels

Da una parte la piana della bonifica tutto attorno a Cisterna di Latina, ricca di coltivi, dall’altra la strada che va in salita verso Cori e poi più in là, ai Castelli Romani: ecco, Torrecchia Vecchia è un po’ come una linea di demarcazione tra questi ambienti e nel suo territorio la varietà e la variabilità sono di casa

Che cos’è, Torrecchia Vecchia? Risposta: un posto magico, in cui boschi decidui ricchi di querce di ogni tipo nascondono grotte di tufo (quello arrivato là proprio dai vulcani dei Castelli) e incoronano pascoli e orti (tutto senza l’uso di sostanze inquinanti) ma soprattutto lei, la città medievale dove un tempo, tanti tanti secoli fa, son venuti in vacanza diversi papi. E ora, dall’intuizione dell’editore Carlo Caracciolo, che comprò la tenuta di Torrecchia (dice la leggenda) senza averla mai veduta, i resti dell’antico abitato, con tanto di maniero, cingono un giardino incantato. Che per fortuna non è segreto, poiché si può andare a visitarlo, lasciando alle spalle e tutto intorno la fitta vegetazione e la strada sterrata cinta da filari di noci.

La città medievale di Torrecchia abbraccia un giardino romantico

Torrecchia Vecchia, oltre 520 ettari in totale di cui la metà bosco, è al culmine di una collinetta. Le antiche vestigia sono state restaurate e rimesse in forma per riconquistare il fascino velato dal passare del tempo, dell’incuria, delle guerre piccole e grandi che hanno devastato questo lembo di meraviglia.

Tra l’altro è stato restaurato, diventando una elegante villa di campagna, il granaio del 1600 dove fino agli anni ’90 del secolo scorso trovavano riparo le pecore. La rivisitazione dell’edificio è stata curata dal “mito” degli architetti, Gae Aulenti, con il prezioso contributo dell’artista Tullio Pericoli. Uno charme all’ennesima potenza è raggiunto insieme al giardino creato all’interno delle mura, uno spazio romantico in cui la natura selvaggia è curata ad hoc. L’idea è del paesaggista inglese Dan Pearson poi mantenuta dal suo allievo Stuart Barfoot che ha formato chi se ne occupa oggi, Angelo Mariani e Angelo Alessandroni

Prevalgono bianco e colori chiari

Nel mix che forma il giardino di Torrecchia Vecchia la predominanza dei colori è quella del bianco nelle diverse sfumature, sono le tonalità che piacevano tanto alla moglie di Carlo Caracciolo, Violante Visconti.

Superando le mura, accolgono tra l’altro alcuni alberi di canfora con le loro foglie profumate, solo un preludio di una incredibile sinfonia di delicate tonalità e profumi che cambia di stagione in stagione. Ogni giorno il giardino ammalia con le sue diversità. Noi di GPNews siamo capitati in un giorno di fine marzo. Tra le siepi di bosso tagliate ad onda, un tappeto di narcisi bianchi: un candore spezzato dagli spudorati guizzi di lilla dei Lamius, dell’azzurro dei non-ti-scordar-di-me, del blu intenso dei muscari e persino del rosso dei primi papaveri…

Qua e là i tronchi contorti dei melograni accompagnano ruscelletti e cascatelle che terminano in un mirabile laghetto contornato da siepi di Iris japonica e da qualche albero di Prunus pendula, i cui fiori spargono i leggiadri petali ovunque, come una nevicata lieve. Una varietà di giochi acquei dovuti a un circuito idrico chiuso che si alimenta dall’acqua di un pozzo a 120 metri di profondità.

Tra un po’ le vecchia mura riprenderanno altra vita con i bianchi glicini Wisteria floribunda, le ortensie, le rose “Sally Holmes”,” Iceberg”, “Alfred Carrière”, e Torrecchia Vecchia comincerà ad avere ancora un ulteriore volto, e ancora e ancora, mese per mese. Lo raccontano con gli occhi splendenti Teresa Andreozzi, 25 anni appena compiuti, guida della tenuta, e Rita Caglioti che di primavere ne ha un po’ di più e circola a Torrecchia da qualche decennio, arrivata qui per amore dei cavalli (che si allevavano e chissà un giorno…) e sempre pronta, come dice lei, a “portare energia economica”. Ricorda con orgoglio e commozione quando ci fu una delle prime feste di liberazione dei rapaci, con Caracciolo in testa, a omaggiare i volteggi nel cielo di un gheppio che (sarà un caso?) proprio durante la nostra chiacchierata ci saluta con vari ghirigori sopra di noi, a sottolineare che, sì, Rita, sta proprio narrando la sua storia…

Monumento Naturale del Lazio

Torrecchia è “Monumento Naturale” del Lazio, grazie anche al contributo del WWF (World Wildlife Fund), già dal 2007, fa parte delle aree protette dello Spazio Economico Europeo (EEA), del Programma delle Nazioni Unite per l’ambiente (UNEP) ed è anche stato classificato “Natural Monument” dall’Unione Internazionale per la Conservazione della Natura (IUCN).

Nel bosco misto ci sono alcune prime donne: una decina di querce da sughero con la circonferenza del tronco sopra i 4 metri, alberi monumentali centenari. Il loro reticolo di rami e rametti ne fa davvero cattedrali verdi prestigiose. Attorno ad esse, gruppetti di mucche maremmane passeggiano e ruminano, incuranti di noi umani, mentre “altri” personaggi, a 2/4 zampe, vestiti di pelo e piume, si fanno sentire e osservano senza mostrarsi: oltre ai rapaci, persino aquile, a Torrecchia gironzolano aironi guardabuoi, svassi, tarabusini, capinere, tordi, beccacce. E ancora, volpi, fagiani, lepri, istrici, tassi, ricci e persino il lupo ha zigzagato in zona, spingendosi in questo splendore dai Monti Ernici. Del resto, come resistere a Torrecchia?

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