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Piano Marshall contro il dissesto idrogeologico

Foto di Jean-Pierre Pellissier da Pixabay

Piano Marshall contro il dissesto idrogeologico: lo ha chiamato così il ministro dell’Ambiente Sergio Costa dopo l’incontro con i membri della Conferenza delle Regioni e delle Province autonome, tenutosi l’8 novembre

Cosa è stato il Piano Marshall “storico”, diciamo così, per chi non lo ricorda bene? Si tratta di un progetto di aiuto economico e polito all’Europa del secondo dopoguerra da parte degli Stati Uniti. In quel caso c’era da ricostruire quanto distrutto dal conflitto e oggi l’obiettivo è far fronte a un territorio di estrema vulnerabilità.

Un piano d’attacco e progetti reali

Non si parla esattamente di emergenza, che viene fronteggiata in particolare con i soldi in arrivo dalla Protezione Civile, con il Piano Marshall “targato” Costa, bensì un insieme di progetti per evitarla. Saranno messi a disposizione oltre sei miliardi e mezzo in diversi anni, per realizzare grandi opere al fine di stoppare i disastri e portare avanti una reale manutenzione ordinaria pulendo ad esempio i fiumi e curando i boschi. In questa fase, ha sottolineato Costa, il ministero dell’Ambiente affiancherà le Regioni ma l’urgenza, visto che i soldi ci sono, è ora velocizzare le procedure per iniziare a rendere operativi tali interventi. Così, ci sarà una squadra di lavoro “mista”, tra Regioni e tecnici ministeriali per giungere in tempi stretti a cantierare più progetti possibili, provvedendo pure a rivedere di quelle norme che complicano o rallentano le opere anti dissesto. Lo Stato, insomma, deve arrivare prima dei disastri. Annunci confortanti, non c’è dubbio: il paese ha bisogno di cure reali delle sue criticità.

Che fine ha fatto Italia Sicura?

In tutto questo discorso però, rimane una curiosità: che fine ha fatto la cosiddetta “struttura di missione” Italia Sicura del Governo Renzi? Da più parti è stato detto che si trattava di un organismo più di facciata che di operatività. Anche se, ad esempio, i lavori sui fiumi Bisagno e Ferreggiano a Genova, sono “creature” di tale struttura. La quale aveva poi un settore dedicato alla sicurezza nelle scuole, con qualcosa come 12mila interventi. Però, che fine farà quello che già è stato fatto? E come saranno gestiti i dati comunque raccolti da Italia Sicura? Si sa che la struttura aveva funzioni di controllo e raccordo tra i vari enti coinvolti nel processo di finanziamento delle opere contro il dissesto idrogeologico.

GPNews ha chiesto lumi al ministero dell’Ambiente. “La chiusura di Italia Sicura – si legge nella nota giunta in redazione dall’ufficio stampa del ministero – è stata dettata dall’opportunità di risparmiare tempo e risorse pubbliche preziose, considerato che la struttura svolgeva il lavoro conclusivo, l’ultimo miglio, di una lunga e complessa attività istruttoria e di bilancio già svolta dalla Direzione Salvaguardia del Territorio e  delle Acque del ministero dell’Ambiente di concerto con le regioni interessate. In sostanza non ci sarà nessuno stravolgimento rispetto alle attività già svolte né rispetto all’organizzazione del lavoro istruttorio e né in merito alla realizzazione dei progetti già avviati o all’avvio di quelli già approvati. Infine il Governo – riferiscono ancora dal ministero – sta lavorando al licenziamento del Piano strutturale contro il dissesto idrogeologico che dovrebbe essere operativo entro la fine dell’anno”.

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