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Anp Cia lanciano l’allarme: preoccupante l’isolamento degli anziani nelle zone rurali

Foto Pexels

Un sistema socio-sanitario che di fatto non regge e i servizi sempre più carenti, soprattutto nelle zone interne del paese, hanno spinto l’Anp-Cia a lanciare l’allarme durante un convegno tenuto a Roma sul tema “Sanità e servizi sociali nelle aree rurali”

All’iniziativa hanno partecipato il sottosegretario di Stato al Ministero del Lavoro e delle Politiche sociali Claudio Durigon; il vicesegretario della Federazione Italiana Medici di Famiglia Domenico Crisarà; il coordinatore nazionale del Tribunale per i diritti del malato di Cittadinanzattiva Tonino Aceti.

L’associazione ha illustrato un articolato documento di proposte per far fronte a questo fenomeno sempre più preoccupante dell’isolamento degli anziani nelle zone rurali. Fenomeno che sembra destinato a crescere visti i tagli di strutture e prestazioni.

È necessario, secondo l’Associazione, tornare ad investire sulla sanità e sulla protezione sociale dell’anziano. Infatti, la domanda di cure mediche e assistenza sembra essere in costante crescita. Tuttavia, con il de-finanziamento progressivo del Servizio Sanitario Nazionale negli anni 2015-2018, ci sono già state delle ricadute negative a discapito dell’offerta dei servizi da garantire agli anziani, colpendo primi fra tutti, gli abitanti delle zone rurali.

Ciò ha portato ad un aumento della spesa medica privata del 10% e circa sette milioni di italiani si indebitano per pagare cure e servizi sanitari. L’Anp mostra, inoltre, come quasi il 55% della popolazione pensi di non avere più le stesse possibilità di cura di un tempo e che il sistema sanitario stesso sia da migliorare in termini di efficienza ed equità.

I tagli al Sistema Sanitario da parte dello Stato, una forte disparità di efficienza fra i diversi sistemi regionali che obbliga migliaia di persone, ogni anno, a spostarsi da una regione all’altra per potersi curare, i costi del ticket che portano molti anziani a rinunciare alle cure, per non parlare dei disagi territoriali nell’accesso ai servizi, sono tutti fattori che portano gli stessi cittadini a mettere in discussione il carattere pubblico e universalista dell’attuale sistema sanitario.

Il presidente nazionale Anp, Alessandro Del Carlo, afferma: “Non si può rischiare che il rapporto tra spesa sanitaria e Pil scenda sotto quota 6,5%, soglia limite indicata dall’Oms sotto cui non è possibile garantire un’assistenza di qualità e neppure l’accesso delle cure. È necessaria una politica di riorganizzazione strategica sulla sanità e risorse dedicate alla tutela della qualità della vita, cominciando proprio dalla terza età che rappresenta oggi un pilastro per la tenuta socio-economica del paese. Nelle zone rurali dove c’è una doppia difficoltà che coinvolge non solo i servizi, ma anche le infrastrutture, bisogna costruire una rete assistenziale tra Ospedali, servizi distrettuali come Poliambulatori e Medici di famiglia, con il coinvolgimento di Associazioni presenti nella comunità locale”.

Il presidente nazionale Cia, Dino Scanavino, sottolinea poi: “Serve ridare alle aree interne la dignità che meritano, non solo dal punto di vista dei servizi socio-sanitari, ma anche a livello di opportunità, di accesso alle nuove tecnologie, di mobilità. Sono zone fondamentali per il governo idrogeologico del territorio e ci vivono dieci milioni di italiani, meritano di divenire una risorsa con un progetto-Paese che coinvolga le istituzioni a tutti i livelli.”

È necessario, dunque, che gli anziani del nostro Paese, possano svolgere un ruolo attivo nella società e in ogni territorio, garantendo loro una migliore qualità della vita con particolare riferimento alle zone rurali e montane. Tutto ciò, attraverso nuove condizioni di sviluppo economico, con la riscoperta e la valorizzazione di risorse territoriali ambientali, culturali e sociali fondamentali per il Paese.

Dando modo così al pensionato di rimanere nel proprio ambiente di vita e arrestando, allo stesso tempo, il fenomeno dell’abbandono che colpisce queste zone. Non abbandonare o ignorare queste realtà, ma riscoprire le loro potenzialità e valorizzarle nelle loro peculiarità, sembra essere la risposta all’allarme lanciato dall’Associazione. Una risposta positiva e che guarda alla ricostruzione di un futuro migliore partendo dalle proprie origini.

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