Il cibo come cultura. In un mondo sempre più interculturale come il nostro, le persone vogliono scoprire cosa ci sia dietro e attorno a un modo di mangiare
Non solo per assaggiare un gusto nuovo, un sapore particolare, ma anche per fare della tavola un momento di relazione, esperienza, piacere e scambio.
Come proclamato dal MIPAAF e dal MIBACT il 2018 è l’Anno del Cibo Italiano”.
L‘Associazione dei Borghi Autentici d’Italia promuove il convegno “IL CIBO: ORGOGLIO DI COMUNITA’ E RISORSA PER LO SVILUPPO LOCALE SOSTENIBILE”.
Il cibo come dialogo
In questa prospettiva, di condivisione autentica e di dialogo, il cibo può contribuire a favorire l’integrazione culturale e sociale fra le persone dentro la comunità e fra questa ed il mondo esterno. I sapori e le preparazioni agroalimentari locali, la cucina tipica dei territori, appartengono al “patrimonio culturale immateriale” (convenzione per la salvaguardia del patrimonio culturale immateriale – UNESCO – Parigi 2003).
In questo quadro la comunità locale diviene la base di convivenza civile, ove si praticano azioni di mutualità e solidarietà quali strumenti per lo sviluppo sostenibile, un contesto dove le persone del posto, con “orgoglio”, mostrano il loro saper fare e la storia della loro tradizione identitaria. Il “cibo” si trasforma in narrazione e racconto, in un “medium” per tante destinazioni turistiche e culturali minori.
Il “cibo” diventerà sempre più in futuro un mezzo per il raggiungimento di uno “stato di benessere individuale e collettivo”, protagonista della “qualità di vita”. Le comunità locali, con la loro visione e i loro saperi, lavorano sempre più per promuovere una nuova gastronomia, fondata sulla tutela della biodiversità, la protezione dell’ambiente e il rispetto delle culture e delle tradizioni locali dei luoghi.
Il cibo come comunità
Le comunità sono legate a un territorio specifico, non solo dal punto di vista geografico, ma anche dal punto di vista sociale, culturale e storico. Il legame delle produzioni con il territorio è un elemento fondante dell’identità e della qualità dei prodotti realizzati e/o distribuiti e promossi dalle comunità. Le peculiarità e la qualità produttiva dei territori dei piccoli e medi comuni possono rappresentare un importante fattore di sviluppo e di competitività locale e nazionale: oltre la metà della produzione agroalimentare nazionale, che ha reso celebre il Made in Italy nel mondo, è coltivata o allevata in questi territori.
Sono circa 400.000 le imprese agricole localizzate nei piccoli e medi comuni italiani, impegnate nella salvaguardia delle colture agricole tradizionali, nel mantenimento delle tipicità alimentari, nella tutela del territorio dal dissesto idrogeologico, nella tutela del paesaggio. Con politiche di valorizzazione puntuali ed adeguate, il piccolo medio comune potrebbe esprimere una risposta alla ricerca di comunità, di relazioni umane, di tipicità e di identità in cui le persone potrebbero riconoscersi e compiere esperienze gratificanti.
Le tipicità generano una domanda di turismo esperienziale nei borghi orientata alla qualità: il viaggiatore interessato ha un livello di sensibilità elevato, acquista volentieri prodotti di qualità ed ha come priorità quella di agire per conoscere nel profondo il prodotto del territorio e non solo di consumarlo. Questo patrimonio, tramandato di generazione in generazione, è costantemente ricreato dalla comunità in funzione del suo ambiente, della sua interazione con la natura e la storia, e dà, alla comunità stessa, un senso d’identità e di continuità, promuovendo in tal modo il rispetto per la biodiversità e la creatività umana.
È una visione nuova, una prospettiva che potrebbe concorrere in modo robusto allo sviluppo locale e, nel contempo, a generare occasioni di “qualità di vita” per i cittadini dei territori compresi quelli “temporanei” ovvero i visitatori.