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Ucraina fragile e Nato lontana, ecco i frutti della lunga strategia di Putin

(Adnkronos) – Una lunga strategia sull'Ucraina coltivata per quasi 20 anni, che ora non solo sta dando i suoi frutti, ma lo sta facendo con una velocità inaspettata anche per Mosca. E' infatti nel 2007 che, secondo il Wall Street Journal, Vladimir Putin ha messo in campo la strategia di potenza che sta cominciando a dare i primi risultati, a ben 18 anni di distanza. Obiettivo di questa strategia è allontanare la Nato dall'Est Europa e una Ucraina neutrale e vulnerabile all'influenza e alle aggressioni della Russia, come peraltro è sempre stato nella storia.  "Abbiamo raggiunto quel momento decisivo in cui dobbiamo seriamente pensare all'architettura della sicurezza globale", aveva dichiarato Putin, nel suo intervento alla Conferenza sulla sicurezza di Monaco di quell'anno, accusando la Nato di aver violato le promesse fatte, accogliendo i Paesi dell'Est Europa e chiedendo la fine dell'egemonia americana. Il discorso che il vice presidente americano JD Vance ha tenuto da quella stessa platea, il mese scorso, ha segnato la svolta auspicata da Mosca, la frattura transatlantica in arrivo.  Già due anni prima, nella primavera del 2005, il Presidente russo aveva denunciato il crollo dell'Unione sovietica come una delle principali "catastrofi geopolitiche" del Ventesimo secolo. E va anche segnalato che il riconoscimento di una grande strategia del Cremlino, piuttosto che liquidare le sue politiche come di un artefatto "villaggio Potemkin" di nessuna sostanza, sono i due poli entro i quali gli analisti occidentali da sempre sembrano oscillare come in una gabbia.  In ogni caso, l'attrito della Russia con l'Occidente è andato crescendo in questi anni. Con l'invasione della Georgia nel 2008. L'intervento in Siria e poi in Ucraina nel 2014 e nel 2022. La strategia, scrive il quotidiano americano, sembra dare i suoi frutti nel momento in cui il mondo si sposta in modo deciso nella direzione auspicata, con gli Stati Uniti che hanno sospeso gli aiuti militari all'Ucraina e che chiedono la fine all'isolamento di Mosca, prendendo le distanze dagli alleati europei.  "Vediamo tutti la rapidità con cui il mondo sta cambiando", ha detto Putin ai vertici dei servizi di sicurezza che ha incontrato giovedì, dopo il vertice Usa Russia in Arabia saudita. Mosca e Washington sono pronte ad affrontare "le questioni strategiche dell'architettura del mondo", ha aggiunto. "La nuova amministrazione sta rapidamente cambiando tutte le configurazioni di politica estera", gli ha fatto eco il portavoce, Dmitry Peskov, dopo che i media russi hanno dato ampia copertura allo scontro dello Studio Ovale e che il ministro degli Esteri, Sergei Lavrov ha plaudito al "buon senso" esibito da Trump in quell'occasione.  "Non avevamo mai visto una cosa del genere prima. Non solo un riallineamento politico. Ma un allineamento di valori", ha commentato Sergei Radchenko, storico russo e autore di un nuovo saggio sulla strategia dell'Unione sovietica durante la guerra fredda, evidenziando come lo stesso tentativo di dividere l'Europa con gli Stati Uniti in sfere di influenza era già stato fatto da Stalin dopo la Seconda guerra mondiale. La cosa "degna di nota" non è che Putin replichi questo sforzo. Ma che gli Stati Uniti, con Trump alla Casa Bianca, lo stiano assecondando, "abbracciando la sua stessa visione del mondo".  Putin ha definito la sua strategia nel 2004, è l'ipotesi rilanciata dall'ex consigliere per la Russia di George W. Bush, Thomas Graham, in reazione alla rivoluzione colorata in Ucraina e all'assalto della scuola di Beslan da parte delle force separatiste cecene, sviluppi attribuiti al sostegno degli Stati Uniti ai movimenti separatisti, anche in senso lato.  "Questi due eventi hanno portato Putin a convincersi che gli Stati Uniti non erano davvero interessati a una partnership con la Russia, che l'antiterrorismo e la promozione della democrazia erano solo cortine fumogene per consentire all'America di avanzare a livello geopolitico nell'ex spazio sovietico a spese della Russia. Ha concluso che a quel punto l'obiettivo degli Stati Uniti era quello di erodere la postura della Russia come grande potenza", ha spiegato l'analista, tornato da un recente viaggio a Mosca, al Wall Street Journal.  "La sua idea iniziale per l'Ucraina, che doveva fare quello che voleva e che l'Occidente non avrebbe avuto altra possibilità che accettarlo è stata corretta. E ora dice: fateci una offerta che non possiamo rifiutare, aspetteremo", ha aggiunto l'unico diplomatico russo che si è dimesso dopo l'inizio dell'invasione, Boris Bondarev. E Putin ha dimostrato di saper aspettare.  —internazionale/esteriwebinfo@adnkronos.com (Web Info)

AdnKronos

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