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Così le microplastiche minacciano la fertilità delle donne, lo studio

(Adnkronos) – La plastica dispersa nell’ambiente è, come noto, una minaccia per la salute, ma mette a rischio anche la fertilità femminile. Per la prima volta, infatti, sono state ritrovate microplastiche nei fluidi follicolari in donne sottoposte al percorso di procreazione medicalmente assistita. Sono i risultati di una ricerca italiana appena pubblicata sulla rivista ambientale  ‘Ecotoxicology and Environmental Safety’, già presentata in preprint nell’aprile 2024.  

Lo studio ha valutato il dimensionamento e la concentrazione di nano e microplastiche. E non solo ne ha rilevato la presenza (concentrazione media di 2.191 particelle per millilitro) al di sotto di 10 micron (diametro medio di 4,48 micron) in 14 su 18 fluidi follicolari di donne sottoposte a cicli di fecondazione assistita, ma ha anche osservato una correlazione fra la concentrazione di microplastiche e alcuni parametri della funzione ovarica.  

“Questo ultimo aspetto – commentano gli autori – alla luce degli effetti negativi sull’apparato riproduttivo femminile, ben documentati in campo sperimentale nel mondo animale, preoccupa non poco: queste stesse sostanze provocano un effetto diretto di danno sulla funzione ovarica attraverso diversi meccanismi, in primis per stress ossidativo, e per uno stato di infiammazione permanente che potrebbe nel tempo alterare fondamentali funzioni ovariche legate alla qualità dei gameti femminili, nonché alterare il normale equilibrio ormonale della donna, con conseguenze sul ciclo mestruale e sulla fertilità, fino a causare una possibile anticipazione della menopausa”. 

Inoltre, continuano Luigi Montano e Antonino Guglielmino, della Società italiana della riproduzione umana (Siru), tra gli autori dello studio, “la presenza delle microplastiche fa da ‘cavallo di Troia’ ad altre sostanze notoriamente tossiche, come metalli pesanti, ftalati, bisfenoli, diossine, policlorobifenili e, secondo recenti studi, è anche veicolo di virus, batteri e protozoi. Sostanze dalle dimensioni pulviscolari, che penetrano in profondità nel nostro organismo e che passano a noi attraverso l’acqua che beviamo, il cibo che mangiamo, l’aria che respiriamo e anche attraverso la pelle con i cosmetici, per esempio”. 

Questa scoperta rappresenta una conferma di quanto la contaminazione della plastica sia da considerare un’emergenza da affrontare nell’immediato. Avendola ritrovata in un fluido che è a diretto contatto con i gameti femminili, rappresenta di per sé una minaccia significativa all’integrità del nostro patrimonio trasmissibile, concludono coralmente i ricercatori. 

AdnKronos

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