sabato, Gennaio 25, 2025

Rome 10°C

Sesto Rapporto Identipack, lo stato dell’etichettatura ambientale in Italia

Sesto Rapporto Identipack, lo stato dell’etichettatura ambientale in Italia
Sesto Rapporto Identipack, lo stato dell’etichettatura ambientale in Italia, foto di Imin Technology da Pexels

I dati mostrano come il nostro Paese stia accelerando verso la trasparenza e la sostenibilità. Sono oltre 138.000 i prodotti di largo consumo analizzati, con un significativo progresso nelle informazioni presenti sugli imballaggi.

A molti di noi capita, di fronte ad un imballaggio di cui ignoriamo l’esatta composizione, di girarlo e rigirarlo per comprendere dove smaltirlo. Indicazioni che spesso si riescono ad individuare ma che altrettanto spesso non sono presenti.

Nell’ultimo anno, in Italia, è proseguito il trend di aumento progressivo dei prodotti a scaffale che riportano in etichetta la codifica identificativa del materiale di composizione, e le indicazioni sulla tipologia di pack e sul corretto conferimento in raccolta differenziata.

Restano invece stabili, o caratterizzate da aumenti minimi, le certificazioni sulla compostabilità, le informazioni aggiuntive per la differenziata di qualità, marchi o altre indicazioni ambientali volontarie, e indicazioni per visionare digitalmente le informazioni ambientali.

L’Osservatorio Identipack nasce dalla collaborazione tra CONAI, il Consorzio Nazionale Imballaggi, e GS1 Italy, una delle organizzazioni non profit GS1 attive in 116 paesi nel mondo che promuovono l’utilizzo degli standard GS1 (i più utilizzati al mondo per la comunicazione tra imprese).

L’Osservatorio continua a monitorare la presenza di informazioni ambientali sulle etichette degli imballaggi immessi al consumo in Italia, con il contributo dei dati di mercato di NielsenIQ.

L’analisi è partita rispetto a 138.000 prodotti di largo consumo, IdentiPack rileva che le indicazioni a proposito di tipologia di imballaggio e suo conferimento in raccolta differenziata sono presenti sul 56,4% delle confezioni a scaffale (una crescita rispetto al 50% di un anno fa), percentuale che sale all’80% di quelli effettivamente venduti (un anno fa sul 74,4%).

Se si fa attenzione alle etichette che presentano la codifica identificativa del materiale secondo quanto stabilisce la Decisione 129/97/CE, il rapporto ci dice che sono salite dal 44,1% al 46,8%, con un picco del 72,2% tra le confezioni vendute.

Ugualmente in crescita le informazioni volontarie, seppure in maniera più lenta, come ad esempio i marchi ambientali, che hanno raggiunto l’8,3%, e le indicazioni per una raccolta differenziata di qualità, ora al 6,9%. Se si guarda alle certificazioni di compostabilità, cioè alla possibilità di smaltire l’imballaggio nell’umido, si resta fermi allo 0,2%, mentre le istruzioni per accedere digitalmente alle informazioni ambientali si attestano al 3,8%.

Se c’è un vincitore questo è senza dubbio il settore del freddo che si distingue per l’adozione di pratiche sostenibili: il 58,3% di codifica identificativa del materiale e il 78,7% di indicazioni per la raccolta differenziata. Tra tutti è l’unico a superare il 10% (14,4% delle confezioni in vendita) per la presenza di informazioni aggiuntive per una raccolta differenziata di qualità.

A seguire le carni e il fresco con percentuali rispettivamente sopra il 50% per quanto riguarda i pack che riportano la codifica identificativa del materiale (54,2% le carni, 52,5% il fresco) e sopra il 60% per la presenza di indicazioni sulla tipologia di imballaggio e sul corretto conferimento in raccolta differenziata (65,5% le carni e 69% il fresco) e il 60%.

Infine, nei prodotti per la casa, il 30,4% dei pack riporta istruzioni per consultare digitalmente le informazioni ambientali, il valore più alto tra i settori merceologici.

Simona Fontana, direttore generale del Conai, ha commentato i risultati emersi dalle analisi dell’Osservatorio Identipack. Primo dato è che “La comunicazione ambientale, seria e veritiera, è sempre più percepita come utile e necessaria. I consumatori hanno acquisito consapevolezza, e le imprese hanno compreso che devono conformarsi alla normativa e, allo stesso tempo, costruire un rapporto di fiducia basato sulla trasparenza e sull’autenticità delle informazioni.

La Direttiva 825, del resto, lo stabilisce con chiarezza: a partire dal 2026 in Italia, in assenza di dati scientifici e dimostrabili, non si potranno più fare green claim. Le comunicazioni volontarie, quindi, saranno mediate dalle nuove disposizioni che sta dando l’Unione europea.

Oltre alla 825, infatti, è attesa per l’anno prossimo una nuova direttiva dedicata ai claim ambientali espliciti. Il dato che emerge dall’ultimo rapporto IdentiPack, ad ogni modo, evidenzia come le aziende siano in prima linea nell’adottare scelte responsabili”.

Anche Bruno Aceto, ceo di GS1 Italy, ha voluto sottolineare come “Questa edizione rappresenta una nuova tappa del percorso di IdentiPack di documentare l’evoluzione della comunicazione della sostenibilità attraverso le etichette dei prodotti di largo consumo venduti in Italia.

Un servizio informativo determinante per alimentare una cultura diffusa della sostenibilità e anche unico in termini di rappresentatività e autorevolezza, poiché si basa sui dati degli oltre 138 mila prodotti digitalizzati dal servizio Immagino di GS1 Italy Servizi, la stessa base dati dell’Osservatorio Immagino di GS1 Italy”.

Scarica il Sesto Report di IdentiPack.

ALTRI ARTICOLI
nessun commento

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

i più letti

Newsletter

Gli articoli della settimana direttamente sulla tua email

Newsletter

Questo sito utilizza i cookie per migliorare la tua esperienza di navigazione e garantire il corretto funzionamento del sito. Continuando a utilizzare questo sito, riconosci e accetti l'uso dei cookie.

Accetta tutto Accetta solo i necessari