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Fiori selvatici, l’insostituibile piacere della botanica

Fiori selvatici, l'insostituibile piacere della botanica
Fiori selvatici, l'insostituibile piacere della botanica

Un libro tutto da “odorare” in cui bisogna saper cogliere ogni parola. Fiori selvatici (Piano B, 20 euro, 188 p.) di Henry David Thoreau con la traduzione di Luca Castelletti.

Fiori selvatici offre un’ampia selezione degli scritti più belli di Henry David Thoreau (con traduzione di Luca Castelletti) ispirati agli alberi, alle piante e ai fiori incontrati durante le lunghe escursioni botaniche che impegnarono gli ultimi dieci anni della sua vita. Un libro che non è solo prezioso dal punto di vista dei contenuti ma che si avvale di una bellissima copertina, di disegni su cui soffermarsi più volte, di una veste grafica ed editoriale quasi “enciclopedica”. Un volume, insomma, di quelli che nella vostra libreria (e nella mia) balza subito agli occhi di qualsiasi osservatore, anche distratto.

In ogni stagione dell’anno Thoreau si metteva in cammino tra campi, boschi e paludi, esplorando e registrando tutto sui celebri Journal, i suoi diari: lo schiudersi mattutino della ninfea galleggiante, la bellezza sorprendente delle orchidee di palude, l’inafferrabile azalea selvatica, i colori fiammeggianti del fogliame autunnale della quercia scarlatta.

Fiori Selvatici, una lezione di vita

Ripercorrere i passi di Thoreau nell’arco dell’anno a partire dal mese di marzo, con i primi germogli  che fanno capolino tra la neve sciolta, è come seguire un eccellente investigatore all’opera. Ogni osservazione organizzata giorno per giorno, segue il procedere dei mesi e degli anni nonché la disposizione d’animo di Thoreau e le sue speculazioni filosofiche. Quel che ne emerge è una dettagliata visione d’insieme del mondo naturale che lo circondava e delle sue evoluzioni nel corso delle stagioni. Conoscenze botaniche e intuizioni spirituali si incontrarono per offrire a Thoreau una capacità di lettura e interpretazione più profonda del paesaggio e delle sue bellezze.

La sua attenzione nei confronti dei fiori era in sintonia con la visione trascendentalista della Natura intesa come una fonte di ispirazione, una lezione vivente da cui trarre insegnamenti morali: “Eccomi, che ho tentato per quarant’anni di apprendere il linguaggio di questi campi per riuscire ad esprimere meglio me stesso” .

Natura e botanica come preziose fonti di contemplazione

Attraverso l’attenta osservazione botanica che gli permette di conoscere ogni pianta che cresce a Concord, comprese le erbe e le piante infestanti, i loro tempi di germinazione, fioritura, produzione dei semi e morte, il fiore selvatico diviene un vero e proprio oggetto di contemplazione:“Anche un piccolo germoglio brillante addormentato alle spalle del suo ramoscello sognando la primavera, magari seminascosto dal ghiaccio, è sufficiente come oggetto di contemplazione.”

I fiori selvatici assumono un ruolo centrale nella vita spirituale di Thoreau:  i primi germogli che scorge nel periodo invernale sono per lui una promessa implicita del ritorno della primavera e della vita. Nei suoi diari Thoreau spesso si servì delle sue osservazioni del mondo floreale per rinforzare il suo credo talvolta vacillante nell’alternanza delle stagioni, nel ritorno della primavera e nella vita che si rinnova.

“La pianta suggerisce, in mezzo a tutti questi segni dell’autunno, alla caduta delle foglie e al gelo, che la vita della natura, con la quale prospera in eterno, rimane intatta”, “Come un anno trapassa in un altro per il tramite dell’inverno, così questa nostra vita trapassa in un’altra per il tramite della morte.” In ogni passo c’è catarsi.

Filosofia, spirito e scienza, una sinergia “d’assalto”

Questo interesse nei confronti delle piante e dei fiori che crescono a Concord non è solo estetico, filosofico e spirituale, ma anche di natura scientifica. Thoreau si accostò al mondo dei fiori e della botanica fin da bambino per poi proseguirne lo studio ad Harvard. A partire dal 1850 le sue osservazioni botaniche acquisirono una certa sistematicità: iniziò a raccogliere esemplari di fiori e piante per studiarli e classificarli.

Egli raggiunse un grado di conoscenza così approfondito e consapevole che non ha eguali tra gli scrittori, e non si può che restare ammirati di fronte a questa immensa opera in prosa promossa da un’incessante e appassionata ricerca botanica.

“Il paesaggio, quando è osservato per davvero, influenza la vita dell’osservatore. Come vivere, come ottenere il massimo dalla vita! Come estrarre il miele dal fiore del mondo. Questo è il mio lavoro quotidiano”. Osservatore in cammino, per una visione del mondo capace di fare pulizia del superfluo. Perché, è noto, più togli e più aggiungi. Di inscalfibile.

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