Human impact database, il sito che mette in luce l’impatto sull’ambiente delle attività umane. Ne scopriremo delle belle. Obiettivo: promuovere la sensibilizzazione collettiva sugli importanti temi del futuro e dell’Agenda 2030
Ogni anno si tiene l’Overshoot day della Terra, una delle tante ricorrenze per far capire agli abitanti del pianeta cosa succede con “i loro movimenti e le loro attività”. L’Overshoot day della Terra serve, insomma, per far capire il consumo di risorse e di energia sul pianeta con lo scopo di sensibilizzare al “risparmio” e a una migliore gestione delle stesse a partire dall’anno successivo.
Un po’ per la stessa motivazione è nato il portale Human impact database. Realizzare un report costante per vedere cosa succede sulla terra con l’affacendarsi degli esseri umani e soprattutto riportare l’attenzione su temi che troppe volte vengono visti come catastrofismi ideologici o esagerazioni alla moda.
Un’equipe di scienziati dell’Università di Stanford, in California, ha messo a punto questo nuovo database, appunto The Human impact Database, per raccogliere dati riguardanti i diversi aspetti della crisi climatica in cui l’attività umana appare come evidente e conclamata.
Non appare casuale che l’idea sia venuta ad un gruppo di scienziati californiani. In California, infatti, le conseguenze del cambiamento climatico sono rilevanti, tra queste incendi e siccità pluridecennale, e gli stessi scienziati hanno dichiarato di aver voluto “sviluppare una comprensione più profonda dei modi in cui le attività umane possono aver prodotto cambiamenti così drammatici e conseguenti nel nostro ambiente locale e globale”.
In pratica si tratterebbe di approfondire in maniera molto immediata: quanta acqua e quanta terra utilizzano gli esseri umani, ad esempio, o quanto metano viene prodotto ogni anno. Con lo scopo di arrivare a risposte concrete a problemi sempre più “ordinari”.
Human impact database, struttura e funzionamento
Human impact database, visibile all’indirizzo anthroponumbers.org, è suddiviso in cinque settori principali: acqua, energia, flora e fauna, cicli atmosferici e biogeochimici e territorio. Ai cinque settori si aggiungono 20 sottocategorie.
Ad ogni attività viene abbinato un numero globale che la descrive (il consumo totale se si tratta di una risorsa, ad esempio, o il livello di emissione totale nel caso di metano o anidride carbonica), e la percentuale che di questa attività è possibile collegare alle “umane gesta”.
Ci sono poi casi in cui viene evidenziato uno storico che mostra l’evoluzione nel tempo, e per ogni voce c’è la possibilità di sapere come è stato effettuato il calcolo. Nel database sono presenti anche 300, tra fotografie e grafici esplicativi, per spiegare al meglio numeri ed evoluzione nel tempo dei monitoraggi. Uno spazio web importante per creare un “tavolo globale” sulla questione ambientale e climatica.
Alcuni numeri
Alcuni numeri che possiamo trovare in Human impact database e che meglio possono farci riflettere su cosa significa “muoversi” nell’ambiente: la produzione globale di plastica (400 miliardi di chilogrammi ogni anno), il numero di animali estinti (762 specie) o l‘innalzamento medio annuo globale del livello del mare (circa 3.4 millimetri ogni anno).
Per essere ancora più “centrati”, gli scienziati hanno incluso anche stime riguardanti le diverse regioni e continenti. La suddivisione spiega, ad esempio, come diverse società varino nell’alimentazione (gli americani consumano relativamente poco pesce e molta più carne) e negli stili di vita. Oppure come esistano diversi livelli di sviluppo economico, dove ci si affidi maggiormente a risorse naturali diverse per costruire infrastrutture (legno o cemento), per generare energia (nucleare o carbone) e dove siano presenti industrie estrattive o inquinanti. Come ricorda Luca Mercalli, “Non c’è più tempo”. Human impact database muove in questa direzione. Sensibilizzare per proteggere il pianeta.
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