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La Barista Disoccupata, la storia “resiliente” di Greta

La Barista Disoccupata, la storia "resiliente" di Greta
La Barista Disoccupata, la storia "resiliente" di Greta

Greta Bramieri, la Barista Disoccupata, una giovane che ha provato ad andare oltre la crisi economica generata dal covid alla sua attività, intentandosene un’altra in più: riciclare bottiglie per farne lampade e candele. Aiutare l’ambiente e “generare” economia

Greta Bramieri, 31 anni e tutta la capacità di reinventarsi in tempi di Covid. La sua storia è una di quelle emblematiche. Gli incassi “languono” e Greta, barista di Rottofreno, in provincia di Piacenza, decide di dare un “colpo” alle difficoltà. Si trasforma nella Barista Disoccupata, il nome dell’attività che intraprende parallelamente al “Bar Paola” che gestisce assieme al marito Alessandro Fornari.

La Barista Disoccupata che ti inventa? Riutilizzare le bottiglie di vino e dei liquori trasformarle in candele o lampade non solo per aiutare l’ambiente con il riciclo ma anche per provare ad avere “nuove prospettive”. Perché, come dice Greta, “come si dà nuova vita alle bottiglie, anche noi siamo stati costretti a reinventarci”. In questa intervista ci spiega come sta provando a iniziare una “nuova vita” e ad avere fiducia

Greta, iniziamo dalla tua storia

Ho quasi 32 anni e vivo in provincia di Piacenza, precisamente a Rottofreno sulla via Emilia che collega Piacenza e Pavia. Qui è nato il Bar Paola nel 2014. Inizialmente la gestione era mia e di mio padre ma a soli 6 mesi dall’apertura nell’agosto del 2014 mio padre una notte non è rientrato. Un incidente con un camion ed è finita così, mia madre era mancata quando avevo tre mesi ed io ero sola, con una nonna da curare. Quando si è in questa situazione si pensa solo ad agire e il tempo di pensare a se stessi è molto risicato, così per i primi 3 anni ho gestito il bar, messo pezze a situazioni difficili a casa e curato la nonna. Al terzo anno ho conosciuto ansia, depressione e attacchi di panico, credo che li sia iniziata la mia rinascita. Ho intrapreso un percorso psicologico serio che mi ha cambiato tanto a 360 gradi.

E arriviamo al “famigerato” 2020

L’anno successivo mi sono sposata e dal 2020 mio marito è anche mio socio al bar.
Arriva il 2020 e porta il covid che ha cambiato le persone, regole sociali e non solo lavorative. Ripartiamo dopo i due mesi di chiusura con la voglia di spaccare il mondo e riprenderci quello che ci avevano tolto ma i vicini erano diventati poco tolleranti e così abbiamo passato un’estate infernale. Non abbiamo fatto ferie, abbiamo tre mete prenotate che ancora dobbiamo fare ma lo spauracchio di altre chiusure ci fa demordere.

Arriva l’autunno e gli sforzi fatti sembrano stati invani, il mio credo inizia a vacillare, riprendo dopo anni un percorso psicologico che va a snocciolare altro. Un abuso narcisistico perpetrato per anni e un’insicurezza di base che mi contraddistingue. Li nasce La Barista Disoccupata, nel momento in cui collego quello che sono ora con quello che sono stata in passato. Il bar è ripartito ad aprile, le incognite ancora tante, ma io non voglio più lasciare la Barista, così io e mio marito ci stiamo organizzando.

Vi siete “reinventati” con il “riciclo creativo”: vogliamo spiegare di che si tratta?

La creatività è strettamente collegata al riciclo creativo, lo dice il nome stesso.
Il riciclo creativo è una forma di arte che parte da ciò che è lo scarto per qualcuno e lo trasforma in qualcosa di bello per qualcun altro. Dalla crisi del nostro settore ho imparato che le strade da prendere potevano essere due: arrabbiarmi e pretendere che il mondo girasse come volevo io o ruotare intorno al problema è trasformare la frustrazione in opportunità.

Quali oggetti al centro del vostro riciclo?

Cosa abbiamo noi baristi sotto il naso ogni giorno? Le bottiglie! Mio marito ne ha accumulate tante in questi anni, dicendomi che forse un giorno le avremmo usate. Il covid ci ha fatto scoprire che quel giorno era molto più vicino di quanto credessimo. Dalle nostre bottiglie di liquori, amari e vini ma anche lattine, tutte rigorosamente usate nascono prodotti per la casa. Le candele sono le più apprezzate, ma in realtà vi sono anche bicchieri, dispenser soap, lampade e vasi per piante grasse.

La scelta delle candele è stata la più difficile, dopo aver imparato come tagliare le bottiglie, poiché io da amante in primis di questi oggetti volevo che fossero perfette. Nella fase di partenza del progetto ho studiato la cera migliore, nel mio caso la soia, la quantità di olio profumato utile per avere un buon risultato, come e quali stoppini usare, in base a circonferenza e modo di bruciare. Non ti nascondo che in fase di analisi di mercato, ho acquistato da concorrenti per capire cosa aspettarmi da mio prodotto e modestie a parte, è davvero buono. Lo shop è attivo da metà marzo circa e il mio business si sviluppa online, visto il momento non potevo rischiare una chiusura anche della nuova attività.

Progetti per il futuro? Cosa vi sta insegnando questo periodo e di cosa hanno più bisogno in questo paese i giovani per lavorare?

Progetti per il futuro? Ma quale futuro? Ammetto che negli ultimi anni ho iniziato a vivere più spesso il presente e questo ultimo periodo ha evidenziato ancora di più la necessità di vivere meglio ciò che abbiamo ora. Il covid ci ha riavvicinato alla famiglia e dato una parvenza di normalità, anche a noi baristi, io per esempio, dopo parecchio tempo ho passato più di due settimane ad andare a dormire con mio marito, ho fatto un pranzo di Natale seduta al tavolo senza correre al bar. Il ritorno alla frenesia ha spiazzato tutti e in effetti è vero che i limiti di questo mestiere ci sono, non posso far altro che ammetterli. I giovani hanno bisogno di semplicità e riscoperta dei valori, anche il lavoro, come tale e non solo come demone.

La creatività di Greta, a questo LINK

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