Rifiuti elettrici ed elettronici, uno studio presentato durante la recente manifestazione di Ecomondo fa il punto sul riciclo delle apparecchiature. Ancora tanti, troppi di questi detriti vengono sottratti al riciclo per finire in un circuito illegale dalle pesanti ricadute ambientali ed economiche.
L’analisi “La cannibalizzazione dei RAEE – Conseguenze ambientali e impatto economico” a cura di ASSORAEE (Associazione Recupero Rifiuti Apparecchiature Elettriche ed Elettroniche di FISE UNICIRCULAR), rileva nueri allarmanti.
Ogni anno in Italia vengono trattate 421.344 tonnellate di RAEE, di cui tre quarti costituite da rifiuti domestici e un quarto da professionali. Lo studio indaga l’impatto ambientale ed economico del sempre più diffuso fenomeno della cannibalizzazione, ossia la sottrazione di intere apparecchiature o delle loro parti con maggior valore economico, come compressori, motori, cavi, schede elettroniche ed altra componentistica.
Un fenomeno che rallenta il riciclo
Un fenomeno che in alcuni casi inibisce lo stesso riciclo del rifiuto e che rischia di compromettere il raggiungimento degli obiettivi fissati dalle normative nazionali e comunitarie per quanto riguarda la gestione dei rifiuti da apparecchiature elettriche ed elettroniche. Le componenti sottratte vanno solitamente ad alimentare un circuito parallelo e illegale di rivendita sul mercato.
A livello europeo, secondo i dati dell’Associazione EERA (che rappresenta i 30 maggiori riciclatori del Continente), il totale delle perdite generale dalla cannibalizzazione ammonta a circa 170 milioni di euro all’anno. In Italia secondo lo studio dell’Associazione si superano i 14 milioni di euro, con oltre 19.000 tonnellate di componenti sottratti.
Rifiuti elettrici ed elettronici, quali tipologie non raggiungono gli impianti di trattamento
L’analisi rivela, infatti, come alcune tipologie di prodotti dismessi dai consumatori non raggiungano gli impianti di trattamento, in particolare i beni che mantengono un maggiore valore economico, come i condizionatori inclusi in R1 (frigoriferi, condizionatori, congelatori e altro), gli schermi CRT e i laptop in R3 (televisori e laptop, LCD o plasma, etc..) e pc desktop e smartphones in R4 (computer e apparecchi informatici, telefoni, apparecchi di illuminazione, pannelli fotovoltaici).
Oltre alla sottrazione dell’intero prodotto, molto spesso i rifiuti vengono cannibalizzati durante la fase di raccolta o, talvolta, mentre il materiale è stoccato, prima del suo conferimento agli impianti per il trattamento. I materiali più ricercati sono i compressori (in 4 casi su 10 spariscono dal rifiuto), i cavi di alimentazione e le schede elettroniche che vengono prelevati da una apparecchiatura elettrica ed elettronica su 4.
Dal punto di vista delle ricadute ambientali l’asportazione dei compressori da frigoriferi e congelatori provoca i maggiori danni in quanto vengono rilasciati in atmosfera i gas utilizzati nei circuiti refrigeranti, in particolare quelli contenenti sostanze ozono-lesive, quali CFC ed HCFC.
Considerando il totale di frigoriferi e congelatori conferiti nel 2018, le sostanze ozono-lesive in essi contenute ammontano a più di mezzo milione di tonnellate di CO2, equivalenti alle emissioni di oltre 300.000 utilitarie. Altrettanto a rischio è anche la dispersione di mercurio, dovuta alla cannibalizzazione degli schermi piatti. Inoltre, esiste un concreto rischio di dissipazione per i CRM (Critical Raw Materials) contenuti nelle batterie, nelle schede elettroniche o in altre componenti.
Da un punto di vista delle quantità sottratte il peso dei compressori fa si che R1, con quasi 10.000 t, sia il raggruppamento più penalizzato seguito da R4 con quasi 6.000 t. “Per arginare il dilagante fenomeno della cannibalizzazione dei RAEE, che produce evidenti danni alla comunità e agli operatori del riciclo – afferma Giuseppe Piardi, presidente ASSORAEE – è necessario muoversi in quattro direzioni: identificare buone pratiche operative che preservino la qualità del materiale raccolto; rendere lo standard europeo per la raccolta vincolante per i centri di raccolta al fine di controllare maggiormente la qualità del materiale; prevedere meccanismi di compensazione economica (anche basati su decurtazioni dei premi di efficienza) tramite un fondo finalizzato al riequilibrio degli effetti economici derivanti dalla cannibalizzazione; promuovere ed incentivare il canale di raccolta della distribuzione che garantisce un materiale in ingresso agli impianti di trattamento in genere meno cannibalizzato”.