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Blockchain, sostenibilità dei materiali e del lavoro con i certificati digitali

Blockchain, sostenibilità dei materiali e del lavoro con i certificati digitali
Foto: Pixabay

L’approvvigionamento responsabile di materie prime è fondamentale per la sostenibilità. Quella che oggi viene definiti Blockchain ossia la strategia di una struttura dati condivisa e immutabile può diventare determinante da questo punto di vista

La blockchain permette di tracciare le materie prime fino al loro punto di origine, attraverso i certificati digitali. Una blockchain (letteralmente, catena di blocchi) è, in sostanza, un registro condiviso tra più utenti in cui vari blocchi di dati sono collegati tra loro. Per semplificare, si potrebbe paragonare a un gioco di memoria in cui ognuno dei giocatori deve ricordare la lista di oggetti nominati dai precedenti, aggiungendo infine il suo.

Quando uno dei giocatori dimentica un oggetto nella lista (che man mano si allunga a dismisura) prima di riuscire ad aggiungere il proprio, gli altri giocatori lo segnalano immediatamente e chi ha sbagliato è escluso dal gioco. Allo stesso modo, nel caso della blockchain nessun dato può mancare o essere modificato, perché le informazioni non solo sono pubbliche all’interno del sistema, ma anche custodite da tutti i partecipanti.

L’idea di una catena di blocchi, nata per le transazioni, risale al 2008 e porta la firma di Satoshi Nakamoto. Non un invasato stratega del Sol Levante ma più semplicemente uno pseudonimo per indicare un gruppo di informatici che hanno dato vita al bitcoin basandosi appunto sulla tecnologia blockchain. Ma come funziona veramente?

Blockchain, due principi

Il funzionamento della blockchain è basato su due principi. Il primo è che ogni blocco contiene le informazioni criptate di tutti i blocchi precedenti, come un’impronta digitale – unica e non modificabile. Ogni nuova impronta è creata partendo dalle precedenti. Si crea così “una catena di blocchi” di dati impossibile da spezzare o manipolare. Se un blocco viene modificato, non è più compatibile con il resto della catena. E salta tutto.

Il secondo principio è la decentralizzazione: la blockchain non è infatti salvata esclusivamente su un server centrale, ma distribuita in decine di migliaia di copie nel mondo, su server e PC privati, creando così una rete di “nodi”. Tutti questi nodi si connettono automaticamente gli uni con gli altri e se uno viene manipolato è immediatamente espulso dal sistema. Una sorta di “autoprotezione” e garanzia del sistema.

Sicurezza per la gestione dei materiali

Molte aziende stanno applicando il principio della blockchain per la gestione dei materiali e della catena di distribuzione. La soluzione sviluppata da Minespider per Volkswagen, ad esempio, è basata su una blockchain pubblica con un’architettura multi-livello che ne garantisce la sicurezza, nonostante il software sia open source. Il primo livello contiene informazioni generalmente accessibili, il secondo i dati privati che non possono essere modificati, mentre il terzo è quello della crittografia.

In questo modo, si possono ottenere: sicurezza per quanto riguarda la gestione ottimale della catena di fornitura, o, ancora, avere buone probabilità che, nello specifico, le materie prime siano estratte nel rispetto dell’ambiente e dei diversi soggetti partecipanti. Tutto questo in teoria, ovviamente.

L’obiettivo è quello di realizzare un meccanismo di controllo per l’intera fase della filiera. La blockchain, in pratica, funge da certificazione per la provenienza dei materiali, garantendo che le tipologie di approvvigionamento siano in linea con la sostenibilità. Sia in termini ambientali sia per quanto riguarda la forza lavoro impiegata nei paesi d’origine.

Come riportato in un articolo su www.punto-informatico.it, altre iniziative sul genere di quelle messe in piedi dal Gruppo Volkswagen e sempre relativamente alla mobilità “sostenibile” sono quelle realizzate da Ford in collaborazione con IBM, LG Chem e Huayou Cobalt. Identico l’obiettivo: garantire la sostenibilità della filiera attraverso l’approvvigionamento sicuro del cobalto necessario alla realizzazione delle batterie destinate alle auto elettriche. Hanno fatto altrettanto Mercedes-Benz e Icertis, senza dimenticare la partnership siglata da BMW, General Motors, Ford e Renault con lo scopo di realizzare un team di ricerca e capire come blockchain possano implementare l’innovazione nel campo della mobilità.

L’impiego delle blockchain in ambito industriale è dunque un’ipotesi da tenere particolarmente in considerazione non solo nel campo della mobilità ma anche in altri settori, in particolar modo quello dell’edilizia. Per fare davvero un controllo serrato su materiali e distribuzione. In termini di sostenibilità e garanzie di protezione nei confronti dei lavoratori che li assemblano.

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