Agricoltura 4.0: fattorie intelligenti, stalle digitali, trattori che si guidano da soli, irrigazioni gestite al millimetro da satelliti e droni: è l’agricoltura di precisione, l’ipertecnologia applicata alla gestione della terra di fronte a cui la domanda è: meno fatica o meno occupazione?
L’avanzata dell’intelligence artificiale è inesorabile. Secondo un recente studio McKinsey, il 49 percento delle attività umane è soggetto a forme di automazione. Come a dire, 1.2 miliardi di posti di lavoro a rischio in tutto il mondo perché sostituibili dalle tecnologie.
L’agricoltura 4.0 sembra ormai decisiva. La figura professionale del tecnico superiore in Agromeccatronica può rappresentare una chiave di volta importante per migliorare la produttività delle aziende, in un mercato sempre più competitivo. Obiettivo: produrre di più, faticando meno.
Generazione Agricoltura 4.0 : trasformare il contadino, in un manager alle prese con “app” di tutti i tipi, però, è davvero conveniente?
Il ministro delle Politiche agricole Maurizio Martina, intervenuto al convegno “Agricoltura, braccia rubate all’innovazione”, ha dichiarato: “Siamo al lavoro per raggiungere un obiettivo ambizioso: in cinque anni arrivare a essere leader dell’agricoltura di precisione in Europa, aumentando gli ettari lavorati con queste tecnologie, dall’1 al 10% della superficie coltivata in Italia”.
L’agricoltura è tra i protagonisti del piano Industria 4.0. Sono previsti investimenti sulle nuove tecnologie e sostegni economici a imprese agricole e contoterzisti. Vanno in questa direzione i 21 milioni di euro stanziati lo scorso anno per la ricerca in biotecnologie innovative.
“Viviamo in un’epoca in cui la tecnologia spaziale si inserisce con il digitale anche in agricoltura – ha spiegato l’amministratore delegato di Telespazio, Luigi Pasquali, nel corso dello stesso convegno – Un settore che negli ultimi 50 anni ha visto raddoppiare le rese produttive, garantendo una migliore qualità e sostenibilità ambientale dei prodotti”.
Vediamo alcune tecnologie agricoltura 4.0, presentate al summit internazionale dell’innovazione Agrifood di Milano, Seeds&Chips che si è svolto a maggio
SmartIsland, una società siciliana di Niscemi, ha realizzato Smart Farm, una piattaforma per la viticoltura che, tramite sensori, supporta l’agricoltore nella scelta delle migliori strategie per combattere le malattie, ottimizzare le rese e ridurre gli sprechi. Gli algoritmi di “deep learning” e di “vision computing” analizzano la situazione e suggeriscono il da farsi.
Un’altra startup italiana, 3Bee, ha inventato Hive-Tech, un dispositivo in grado di controllare gli alveari e la produzione del miele tramite dati registrati e trasmessi in cloud.
Dagli Stati Uniti arrivano le idee di Basecamp Network, azienda che ha realizzato l’app IntelliScout, occhiali intelligenti che riescono a contare i chicchi di mais in una spiga e a identificare una malattia o un insetto pericoloso su una foglia.
Una rivoluzione
Anche i trattori sono sempre più automatizzati con sistemi centralizzati di analytics che selezionano i giorni più indicati per le operazioni da effettuare.
La rivoluzione agricoltura 4.0 è partita dal Nord America e dall’Australia anni fa. In Italia, un esempio concreto di questo nuovo modo di concepire il mondo agricolo, è rappresentato da Fabio Curto, allevatore trevigiano. Fabio gestisce i 320 bovini dell’azienda con uno smartphone. È il primo allevatore italiano ad aver totalmente robotizzato la sua mandria di vacche brune da latte.
Ha raccontato a Paolo G. Brera, inviato del quotidiano La Repubblica, in un articolo del 30 marzo 2017: “Due anni fa entravo in stalla alle cinque e prendevo il forcone; ora arrivo alle sette e accendo il computer. Il lavoro manuale lo fanno i robot, io mi occupo delle mansioni di concetto. Bel cambiamento, no?”.
Bel cambiamento sì. Tanto è vero che l’azienda di Fabio, tra gli elogi del Commissario europeo per l’agricoltura, Phil Hogan, è stata premiata dal Consiglio dei giovani agricoltori come miglior esempio dell’utilizzo di fondi europei abbinati all’innovazione.
La stalla hi-tech
La stalla “hi-tech” è costata 500 mila euro, 200 mila dei quali finanziati dal Psr del Veneto. Fabio prevede di rientrare dall’investimento in cinque anni. Il cuore del sistema si chiama Vector, un’attrezzatura intelligente che gira per la stalla e controlla le mangiatoie. Un altro robot carica il Vector con fieni, insilati, paglie e cereali.
Quando il Vector è pronto, si accende una luce e le mucche, controllate dai robot tramite il collare che indossano, corrono a mangiare. Fabio definisce questo meccanismo il “circolo virtuoso del benessere” perché le vacche hanno a disposizione mangime sempre fresco e producono più latte. Su questo, per esserne certi, bisognerebbe intervistare le mucche e sapere cosa ne pensano veramente. Ma andiamo avanti.
La ricerca del Crea
A Cascina Baroncina, vicino Lodi, l’ente governativo per la ricerca in agricoltura, il Crea, ha realizzato un allevamento sperimentale dove, attraverso microfoni posizionati all’interno della stalla, i vitelli vengono monitorati per interventi immediati in caso di necessità.
Le tecnologie 4.0 ci conducono davvero ad un’agricoltura caratterizzata da risparmio, efficienza, qualità e sostenibilità? Per il ministro Martina “serve una nuova rivoluzione ecologica e digitale”. L’idea è fare dell’Italia un laboratorio a cielo aperto per la sperimentazione agricola “con l’obiettivo di rendere sostenibile al 100%, entro il 2030, l’intero comparto”.
Però, ad aprile, per salvare le viti minacciate dal gelo, gli agricoltori delle Zona del Collio si sono alzati alle 4 di notte e hanno acceso bidoncini di cera e falò all’interno delle vigne. Un tentativo estremo per salvare i germogli, come si faceva 40 anni fa.
L’agricoltura di precisione è, sicuramente, una risorsa ma qualche dubbio rimane. Di fronte alle visioni “apocalittiche” dell’automazione del lavoro, de Kerckhove, sociologo e allievo di McLuhan, rassicura: “comanderà sempre l’uomo ma deve tornare a scuola”. Conoscere, per sapere cosa fare. Anche della tecnologia.
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