È una iniziativa sottoscritta da 28 multinazionali con una capitalizzazione totale di 1,3 trilioni di dollari con l’obiettivo di rispondere alla call lanciata dalle Nazioni Unite in vista del Summit sul clima in programma il prossimo 23 settembre a New York. Le aziende si sono impegnate a rispettare il limite massimo di aumento della temperatura globale entro 1,5 gradi rispetto ai livelli pre-industriali e al raggiungimento delle emissioni zero entro il 2050
Dal direttore esecutivo del Global Compact
“La leadership sul clima non è mai stata importante come in questo momento, ed è stimolante vedere così tante aziende e marchi diversi alzare coraggiosamente le proprie ambizioni – ha commentato Lise Kingo, CEO e Direttore esecutivo del Global Compact delle Nazioni Unite – Le aziende leader stanno già dimostrando che è possibile fissare obiettivi climatici conformi agli 1,5°C e incoraggio tutte le aziende a cogliere questa opportunità per posizionarsi in prima linea in questo movimento e contribuire al raggiungimento degli Obiettivi di sviluppo sostenibile”.
Il piano di grandi compagnie come Enel, Vodafone, Uniever e Zurich Insurance verrà sottoposto al vaglio degli esperti della Science Based Targets initiative (SBTi) , un gruppo scientifico promosso dal programma ONU Global Compact e dalla coalizione di imprese green We Mean Business, che rilascia certificazioni sulla concordanza tra i programmi aziendali e gli obiettivi fissati dall’Accordo di Parigi del 2015.
Le cose da fare
Le multinazionali dovranno intraprendere cambiamenti radicali. Le energie rinnovabili dovranno fornire dal 70 all’85% di energia entro il 2050. C’è ancora spazio per la generazione da combustibili fossili se combinata con la tecnologia per catturare e immagazzinare le emissioni di CO2, ma è un piccolo spazio: circa l’8% per il gas e quasi zero per il carbone entro il 2050.
Le industrie ad alta intensità energetica dovranno ridurre la loro CO2 dal 75 al 90% entro il 2050 rispetto al 2010, se si vogliono rispettare gli 1,5 °C. Un limite a 2 °C richiederebbe una riduzione dal 50 all’80%. Questi abbattimenti possono essere ottenuti con tecnologie nuove e già esistenti che sono tecnicamente provate, ma devono ancora essere implementate su larga scala e sono limitate dai costi e da altri vincoli.
Anche l’edilizia e i trasporti dovranno spostarsi pesantemente verso l’elettricità. Gli edifici dovrebbero usare energia elettrica dal 55 al 75% della loro energia consumata entro la metà del secolo, mentre il settore dei trasporti dovrebbe spingere le sue fonti a basse emissioni dal 35 al 65% dei consumo energetico, da meno del 5% nel 2020.
Ci saranno scelte difficili su come usare il terreno, per una maggior sostenibilità dell’agricoltura. Molti scenari dipendono in larga misura dalla bioenergia e/o dall’espansione delle foreste, la afforestazione (conversione in foresta di un’area che non sia stata foresta per almeno 50 anni), potenzialmente in conflitto con la domanda di pascoli e seminativi.
Unica azienda italiana
L’Enel unica azienda italiana ad aver sottoscritto l’impegno dell’ONU per la riduzione delle emissioni CO2 al 2050 in vista del Climate Action Summit del 23 settembre 2019.
Le ventotto multinazionali che hanno aderito all’obiettivo : Acciona, AstraZeneca, Banka BioLoo, BT, Dalmia Cement Ltd., Eco-Steel Africa Ltd., Enel, Hewlett Packard Enterprise, Iberdrola, KLP, Levi Strauss & Co., Mahindra Group, Natura &Co, Novozymes, Royal DSM, SAP, Signify, Singtel, Telefonica, Telia, Unilever, Vodafone Group PLC e Zurich Insurance.
Articolo curato dalla redazione e realizzato con il contributo di Manola Testai.
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