Di tutte le frodi denunciate sui vari bonus per l’edilizia, quelle da attribuirsi al Superbonus sono il 3%
Secondo Arse, l’Associazione per il Riscaldamento Senza Emissioni, con le tecnologie esistenti oggi è già possibile ridurre le emissioni nel nostro Paese di circa 13 milioni di tonnellate di CO2 all’anno tanto quanto ottenuto da circa 20.000 MW di fotovoltaico, sostituendo un milione di caldaie con pompe di calore geotermiche.
Questo comporterebbe un dimezzamento della bolletta del riscaldamento delle famiglie e la riduzione anche delle importazioni di gas dall’estero del nostro Paese.
“No allo stravolgimento della realtà in merito al Superbonus, uno dei pochi strumenti di politica industriale adottato in questo Paese – dichiara Riccardo Bani, Presidente di ARSE, Associazione per il Riscaldamento Senza Emissioni – È bene ribadire con nettezza che dei 4,4 miliardi di frodi denunciate pubblicamente dal Governo ben 3,5 miliardi (circa l’80%) sono da attribuirsi al bonus facciate e agli ecobonus. Il Superbonus pesa per appena 132 milioni di euro (solo il 3%)”.
“Accogliamo dunque con favore il decreto del Ministro della Transizione Ecologica – prosegue Riccardo Bani – che definisce i costi massimi specifici agevolabili, per alcune tipologie di beni, ai fini dell’asseverazione della congruità per il superbonus. Sgombrato il campo da equivoci e fake news, si affrontino le criticità tenendo la barra dritta sulle finalità della misura, ovvero coniugare ripresa economica, vantaggi di lungo periodo per i consumatori finali in termini di riduzione della spesa energetica e abbattimento delle emissioni inquinanti”.
“Arse chiede inoltre di rimodulare il Superbonus escludendo tecnologie inquinanti come le caldaie a gas e mantenendo le premialità a edifici a zero emissioni” dichiara il Presidente Bani, ricordando che “come indicato da Bruxelles con la Direttiva EPDB sulla prestazione energetica degli edifici, bisognerà arrivare ad abolire i bonus per le caldaie a gas dal 2027 e a eliminare i combustibili fossili nel riscaldamento entro il 2040”.
La riqualificazione energetica degli edifici è fondamentale per la transizione ecologica soprattutto perché il parco edilizio italiano è realmente lontano dai requisiti necessari a concorrere alla decarbonizzazione del Paese: 17,5 milioni su 25,5 abitazioni italiane usano il metano, si usano le biomasse in 3,6 milioni di abitazioni, il riscaldamento elettrico e il gasolio in 1,3 milioni e il GPL in 1,2 milioni di case.
“La soluzione è sotto di noi – conclude Bani – ovvero pompe di calore che utilizzino tecnologie innovative che possano sostituire con efficienza le caldaie, sfruttando una fonte di calore naturale come il terreno o le acque di prima falda o l’aria stessa”.
Pompe di calore ad alta temperatura, come funzionano
Tecnologie più efficienti a 0 emissioni oggi possono sostituire le attuali caldaie, lì dove il calore viene prodotto, perché una pompa di calore, in particolare quella elettrica ad elevata efficienza, utilizza tre quarti dell’energia prelevata gratuitamente dalla natura e un quarto di energia elettrica.
Per la produzione di 100 unità di energia termica con una caldaia ne servono mediamente 118 di energia del combustibile; con una pompa di calore, per produrre le stesse 100 unità di energia termica ne servono solo circa 25 di energia elettrica. Il resto del calore viene fornito gratuitamente dalla natura.
Il calore fornito all’impianto di riscaldamento o di acqua calda sanitaria viene estratto per il 75% circa dalla risorsa naturale, e “sollevato” alla temperatura necessaria, utilizzando una minima parte di energia elettrica.
Le acque di prima falda, ossia le acque non potabili e presenti pochi metri sotto il suolo, e il terreno stesso sono infatti straordinari accumuli naturali di calore, che mantengono una temperatura pressoché costante tutto l’anno anche in zone climatiche fredde.
A parità di riscaldamento offerto, una caldaia, per contro, deve bruciare sul posto circa il 120% di energia chimica del combustibile fossile o biomassa.