Road to green. Anche quest’anno arrivano i saldi invernali e saranno migliaia le persone in cerca di offerte negli oltre 280 mila negozi aderenti
Per le stime di Confesercenti, un italiano su 2 si dedicherà allo shopping con un budget di circa 122 euro a persona e 280 a famiglia. Ma cosa si acquisterà di più?
Al primo posto troviamo i capi d’abbigliamento, seguiti da calzature ed accessori. Come ogni anno, in questo periodo, si assisterà ad un sensibile aumento delle vendite soprattutto nei negozi d’abbigliamento. E allora, proprio durante questi saldi, quando saremo in tantissimi ad approfittare delle occasioni per rinnovare il nostro guardaroba, non dovremo dimenticarci del rispetto dell’ambiente.
Per farlo, saranno interessanti i consigli di Barbara Molinario, Presidente di Road to green 2020 ed esperta di moda, che troveremo in quest’intervista. L’associazione nasce con lo scopo di realizzare progetti capaci di divulgare una cultura “green”, educando e formando su temi come lo sviluppo sostenibile, la sostenibilità energetico ambientale, l’innovazione sostenibile, attraverso nuove tecniche e tecnologie con un’attenzione particolare verso l’economia e la società. Tutto ciò per apportare un concreto miglioramento alla nostra vita senza mettere in discussione quella di generazioni future.
Vediamo come ancora oggi l’inquinamento prodotto dall’industria del fashion, sia secondo solo al petrolio. È necessario sensibilizzare per permettere a tutti di avere maggiore consapevolezza sulle alternative che esistono anche nel campo della moda e che di fatto servono alla salvaguardia e al rispetto dell’ambiente, senza per questo costringerci a rinunciare alle tendenze del momento.
L’industria della moda produce gas serra in misura maggiore rispetto a quelli che vengono prodotti da tutti gli spostamenti navali e aerei del mondo. Il dato è allarmante. Tuttavia, qualcosa anche in questo ambito sta cambiando.
Ed un cambiamento radicale è possibile soprattutto grazie a ciò che sceglieremo di acquistare. Un primo passo da fare in questo senso, è prima di tutto, diffidare dalla moda Fast&cheap: si tratta di tutti gli abiti ed accessori che troviamo nei negozi a pochissimi euro e che tuttavia, durano il tempo di una stagione, come fossero usa e getta.
Viene da domandarsi, in questi casi, come faccia un prodotto del genere a costare così poco e a coprire contemporaneamente tutti i costi di lavorazione e produzione che l’hanno portato fino a noi ed essere allo stesso tempo eco sostenibili.
La verità è che dietro a questi prodotti c’è l’utilizzo di materie prime del tutto scadenti che non rispettano l’ambiente e situazioni al limite dello sfruttamento, in cui i lavoratori che contribuiscono alle fasi di produzione del capo, non vengono pagati come dovrebbero.
Si deve puntare, quindi, all’Equo&solidale: su quei capi d’abbigliamento che invece hanno un minore impatto sull’ambiente e che ci danno anche modo di aiutare lo sviluppo economico di un determinato distretto che sia in Italia o all’Estero.
I saldi eco sostenibili sono possibili: basta imparare a leggere le etichette dei capi nelle quali troveremo il tipo di fibre che sono state utilizzate e la loro percentuale. Si può puntare su quelle prodotte attraverso materie prime provenienti da agricoltura biologica.
Inoltre, esistono oggi tessuti naturali ottenuti dalla lavorazione di materiali organici di scarto, completamente biocompatibili. È poi importante controllare se il capo ha ottenuto delle certificazioni come GOTS (Global Organic Textile Standard) che attestano se il filato sia stato ottenuto da agricoltura biologica o se sono state utilizzate tinture biocompatibili; o ancora quelle legate all’etica come Fair Trade, la quale attesta che il capo proviene dal mercato europeo equo solidale.
In quest’intervista, Barbara Molinario ci spiega cosa acquistare durante questi saldi 2019 e da cosa dobbiamo invece diffidare. Ci aiuta a capire come acquistare con maggiore consapevolezza ricordandoci che si può rispettare l’ambiente senza per questo dover rinunciare alle tendenze del momento.
Come possiamo orientarci nell’acquistare capi di abbigliamento in modo più consapevole, nel rispetto dell’ambiente, soprattutto durante i saldi?
Quando si fa shopping, e in particolar modo durante i saldi, dobbiamo fermarci a pensare a cosa stiamo comprando veramente, a tutto ciò che c’è dietro la produzione e la messa in commercio di un determinato capo di abbigliamento. Imparare a leggere le etichette è fondamentale per avere comportamenti di acquisto più consapevoli. Oltre alle indicazioni su come pulire e trattare quel capo, troviamo informazioni sul tessuto e le percentuali della sua composizione. Preferite le fibre naturali a quelle sintetiche, sono più delicate e confortevoli sulla pelle, consentendo una maggior traspirazione, e sono anche più sostenibili dal punto di vista dell’ambiente. Inoltre, alcune aziende che producono utilizzando tecniche biologiche e biocompatibili o nel rispetto dei principi di eticità, hanno ottenuto delle certificazioni, come GOTS – Global Organic Textile Standard, per il biologico, o FairTrade, che attesta che il prodotto provenga dal mercato equo e solidale. Tutte queste informazioni possono essere lette proprio sulle etichette.
Quali sono i requisiti fondamentali di un capo eco sostenibile?
Sicuramente il rispetto dell’ambiente in tutto il ciclo di produzione, dalla coltivazione delle materie prime, alla lavorazione, fino alla messa in vendita. Una delle fibre naturali più conosciute e utilizzate, ad esempio è il cotone, ma se il coltivatore utilizza prodotti chimici per farlo crescere in modo più rapido e rigoglioso, o per uccidere parassiti e altri organismi che minacciano il raccolto, può il tessuto che ne deriva essere definito eco sostenibile? Credo proprio che l’ambiente avrebbe qualche obiezione in merito.
Da cosa dobbiamo diffidare invece?
Dobbiamo essere diffidenti nei confronti della moda Fast & Cheap, che offre prodotti d’abbigliamento a pochissimi euro. Ma come è possibile che qualcosa che deve essere piantato, coltivato, raccolto, lavorato, tinto, confezionato e trasportato, implicando il lavoro di molte persone, possa costare come un panino o anche meno? Dietro questi prodotti spesso ci sono lavoratori sfruttati, sotto pagati, costretti a condizioni terribili, materie prime scadenti, coltivate e lavorate nel modo più economico possibile. Siamo sicuri di voler continuare ad alimentare un simile mercato, solo per poter acquistare una maglietta in più? Io credo che se ci fermassimo a ragionare su questo punto, quasi tutti risponderemmo di no. A tal proposito, consiglio di guardare questo interessante video, che ha ripreso un esperimento sul tema: https://www.youtube.com/watch?v=KfANs2y_frk&feature=youtu.be
Quali sono le peggiori conseguenze di un’industria della moda che non rispetta l’ambiente?
Sebbene stiamo assistendo ad un cambio di passo e ad un maggior impegno da parte di stilisti e produttori, ancora oggi l’industria del fashion continua ad avere un enorme impatto sull’ambiente, causando un inquinamento complessivo talmente elevato da essere seconda solo al petrolio, con una produzione di gas serra maggiore rispetto a quella prodotta da tutti gli spostamenti navali e aerei del mondo.
Si potrebbero trovare soluzioni concrete per educare e sensibilizzare il mondo della moda al rispetto dell’ambiente?
Molte case di moda hanno già scelto di proporre una moda cruelty free o di utilizzare tessuti eco sostenibili, magari derivati da materiali biologici o dal recupero di scarti provenienti da altri settori. Ad esempio, penso alla collezione di Salvatore Ferragamo di qualche anno fa, realizzata in collaborazione con Orange Fiber, azienda che produce filati partendo dalle bucce delle arance, o anche al giovane stilista Saverio Maggio che da vecchi ombrelli rotti ha realizzato un cappotto super glamour, una creazione che nel 2018 gli ha consentito di ricevere il premio Creatività da parte dell’associazione Road to green 2020. Ciò che meglio influenza gli stilisti sono i desideri del loro pubblico di riferimento. Se tutti noi iniziamo a chiedere un’offerta maggiormente sostenibile dal punto di vista ambientale.
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