Life Primed dove Primed sta per Priority Mediterranean. Il recupero del Bosco di Palo Laziale, foresta planiziale che rischia di scomparire grazie a pratiche agricole e intervento dell’uomo
Con questo progetto, condotto da diversi soggetti tra cui il Dipartimento di Biologia Ambientale dell’Università di Roma Sapienza e l’Agenzia Regionale per lo Sviluppo e l’Innovazione in Agricoltura (ARSIAL), mette a punto un modello da replicare nel Mediterraneo. L’investimento, da oltre un milione di euro, è per tre quarti direttamente finanziato dalla Commissione europea attraverso il Programma Life.
Il progetto è stato presentato oggi con una conferenza stampa all’Orto Botanico di Roma nella Sala Aranciera. Sono intervenuti rappresentanti delle istituzioni ed esperti del mondo accademico oltre agli ideatori del progetto.Tra questi, Fabio Attorre, Vittoria Odelscalchi, Maria Vittoria Sanfelice, Antonio Rosati, Vito Consoli, Vito Emanuele Cambria, Luca Scarnati, Marcello Vitale, Massimo Reverberi, Maurizio Barbieri, Giuseppe Sappa e Armando Montanari.
Life Primed: i dettagli
Biodiversità, cambiamenti climatici, deperimento forestale, parole chiave determinanti per il progetto Life Primed che si avvarrà in Italia di 1.055.281,00€, di cui 795.323,00 € finanziati direttamente dalla Commissione Europea attraverso lo strumento finanziario “Programma LIFE”. Il che significa investire in azioni di ripristino ecologico in un’area protetta delle coste laziali, il Bosco di Palo Laziale (Ladispoli), uno degli ultimi esempi di bosco umido di pianura che un tempo si estendevano lungo tutta la costa tirrenica dell’Italia centrale. Il progetto punta a sviluppare tecniche e soluzioni innovative da esportare in altri Stati Membri dell’Unione Europea per sostenere il ripristino degli ecosistemi costieri mediterranei su scala continentale.
Life Primed prevede di applicare simili metodologie di ripristino ecologico di Palo Laziale in un altro sito europeo della Rete Natura 2000: il Parco Nazionale del Delta del Fiume Nestos, situato nel nord della Grecia, per cui sono stati destinati ulteriori 1.081.494,00 € di budget e di cui ha parlato Christos Georgiadis, coordinatore del progetto per l’azienda capofila dell’iniziativa, la Hellenic Society for the Protection of the Nature (HSPN), una ONG greca che ha fatto della protezione della natura una missione statutaria in Grecia e in Europa. Beneficiari italiani sono il Dipartimento di Biologia Ambientale dell’Università di Roma Sapienza e l’Agenzia Regionale per lo Sviluppo e l’Innovazione in Agricoltura (ARSIAL).
Nei saluti di apertura Vittoria Odescalchi ha ricordato l’importanza del “Bosco di Palo Laziale, luogo fatato della nostra infanzia, grandissimo ecosistema ricco di tartarughe, donnole, volpi, allocchi, lecci e querce, un tessuto di forti ispirazioni per la fantasia e per l’immaginazione su cui bisogna fare un importante lavoro di riqualificazione e che è particolarmente emblematico per capire i danni creati dal cambiamento climatico anche in quest’area”.
“Gli ecosistemi mediterranei sono tra i più vulnerabili ai cambiamenti climatici e alle pressioni antropiche. Minacce ormai sempre più evidenti anche ai non addetti ai lavori – ha dichiarato il professor Fabio Attorre del Dipartimento di Biologia Ambientale della Sapienza Università di Roma – Il Bosco di Palo Laziale è stato oggetto di una prolungata aridità e salinizzazione dei suoli, che hanno favorito l’insorgere di parassiti di debolezza, in particolare l’azione di un fungo chiamato Biscogniauxia mediterranea, che hanno causato la morte progressiva di oltrel’80% degli alberi presenti, un fenomeno di deperimento forestale che trova riscontro in tanti altri casi a livello europeo e non solo, con un concreto rischio in termini di perdita di biodiversità”.
Marcello Vitale ha evidenziato che il progetto è “una iniziativa di adattamento per fare fronte al cambiamento climatico che ancora qualcuno nega, cambiamento climatico con effetti non omogenei e di natura antropica”. I segnali di allarme sono tanti. Pensiamo al caldo del 2003 e alla siccità del 2017. Da questo punto di vista diventa fondamentale proprio il recupero delle acque meteoriche e l’attenzione alla salinizzazione del suolo, fattore di enorme stress per le piante.
La raccolta delle acque
Una delle parti più importanti del progetto sarà quella relativa alla sperimentazione, in seguito ad una fase preliminare di studio di tutti i parametri ambientali dell’area, un sistema di raccolta delle acque superficiali a limitato impatto ambientale (carbon free e sotterraneo).
Questa risorsa idrica accumulata potrà poi essere rilasciata durante la stagione secca per mantenere un livello di umidità dei suoli in grado di favorire la ripresa della vegetazione forestale e capace di smaltire i sali in eccesso presenti nel terreno.
Alla realizzazione di questo sistema idraulico saranno integrati interventi di ripulitura della vegetazione infestante, eliminando così fenomeni di concorrenza ecologica, e pratiche di gestione selvicolturale per diminuire la densità del bosco e consentire all’ecosistema forestale uno sfruttamento ottimale delle risorse bio-chimico-fisiche disponibili.
Azione vivaistica
Per dare un ulteriore sostegno alla ripresa del bosco è prevista anche un’azione vivaistica che, a partire dalla raccolta del seme delle specie arboree autoctone del sito (in situ), prevedrà l’allevamento in vivaio di fitocelle per consentire la produzione e la conseguente messa a dimora di circa 2.500 esemplari di specie forestali tipiche del bosco stesso.
Alla fine del progetto, si arriverà a sviluppare una metodologia di intervento e delle soluzioni innovative che potranno essere replicate, con i dovuti adattamenti, in altri casi simili del Mediterraneo sottoposti a problematiche ambientali paragonabili (es. siccità prolungata, attacco di patogeni, salinizzazione dei suoli, carente gestione selvicolturale, ecc.), a cominciare proprio dai boschi ripariali del Parco Nazionale del Delta del Fiume Nestos. Fondamentali saranno, a tal fine, le attività di comunicazione, sia scientifica che divulgativa, sviluppate dal progetto e affidate alla Sapienza.
Un laboratorio a cielo aperto
Vito Cambria ha sottolineato che “per i prossimi 5 anni il bosco sarà come un labvoratorio a cielo aperto per operazioni di monitoraggio continuo“. Di uguale importanza, infine, la capacità del progetto di incamerare risorse europee sul territorio per mettere in pratica le azioni previste dal’iniziativa: “Siamo appena all’inizio – ha spiegato Antonio Rosati Presidente di ARSIAL – ma disponiamo di capacità finora poco espresse che possono essere impiegate a pieno regime, come ad esempio, il Servizio Integrato Agrometeorologico (SIARL), che si occuperà del monitoraggio dei parametri meteorologici e climatici caratterizzanti l’area geografica entro cui si sviluppa Palo Laziale, o l’Azienda Dimostrativa di Cerveteri, che accoglierà il vivaio forestale, capitalizzando l’enorme bagaglio di competenza dei nostri tecnici forestali. Grazie ai finanziamenti europei potremo continuare a potenziare tutto il nostro know how e proseguire lungo questo percorso di valorizzazione tecnica-scientifica e anche della realtà imprenditoriale locale, che l’Agenzia, in collaborazione con Sapienza, potrà fornire al progetto”.
Un modello per il Mediterraneo
Insomma, se il Bosco di Palo Laziale rappresenta il collasso di tutto un ecosistema, Life Primed vuole essere l’alternativa, un “fronte verde” di ripristino ecologico, di gestione integrata e di valorizzazione della natura e della più grande ricchezza che ne deriva: la nostra stessa vita e salute del pianeta.