Il rapporto ci dice che circa 1 milione di specie (un quarto di quelle conosciute) è a rischio d’estinzione. Di queste specie, il 50% potrebbe estinguersi entro la fine del secolo in corso.
La biodiversità e ciò che la natura offre rappresentano il nostro patrimonio comune e la più importante “rete di sicurezza” a sostegno della vita dell’umanità. La perdita di biodiversità è causa di insicurezza alimentare ed energetica, accresce la vulnerabilità a disastri naturali come inondazioni o tempeste tropicali, in generale porta ad una diminuzione del livello della salute all’interno della società, riduce la disponibilità e la qualità delle risorse idriche e impoverisce le tradizioni culturali.
Oggi la diversità all’interno delle specie, tra le specie e degli ecosistemi, così come molti contributi fondamentali che ci offre la natura, dal cibo al legno e al sequestro del carbonio, stanno diminuendo rapidamente, sebbene abbiamo ancora i mezzi per garantire un futuro sostenibile per le persone e il pianeta.
Ed allora non può non preoccupare quanto in questi anni è successo. Scopriamo così che, dall’inizio del XVI secolo in poi, almeno 680 vertebrati, dal dodo al lupo di Sicilia e la tigre di Tasmania si sono estinti, quasi sempre per cause umane. Almeno il 9% di tutte le specie di mammiferi allevati per l’alimentazione o l’agricoltura sono state portate all’estinzione e almeno 1000 sono minacciate.
Presentazione dell’ultimo rapporto IPBES: “Assessment Report on the Different Value and Valuation of Nature”
Di questi temi e soprattutto di alcune sfide chiave per il futuro della conservazione della biodiversità, si è discusso lo scorso 21 aprile a Roma, in una conferenza organizzata dall’Ispra presso la sede italiana del Parlamento Europeo.
L’appuntamento ha rappresentato l’occasione per presentare l’ultima pubblicazione IPBES, la Piattaforma intergovernativa di politica scientifica sulla biodiversità e i servizi ecosistemici, nonché massima autorità scientifica in tema di biodiversità, con l’ultimo rapporto “Assessment Report on the Different Value and Valuation of Nature”, redatto da 82 esperti di scienze sociali, economiche e umanistiche.
Ricordiamo che Ispra, su richiesta del Ministero per l’Ambiente e la Sicurezza Energetica, rappresenta, insieme al Ministero, l’Italia presso IPBES, partecipa alla definizione dei programmi di lavoro ed indica e stimola la partecipazione di esperti italiani alla redazione dei rapporti.
I dati che emergono dal rapporto IPBES, un quadro drammatico
IPBES sostiene che circa 1 milione di specie (un quarto di quelle conosciute) è a rischio d’estinzione. Di queste specie, il 50% potrebbe estinguersi entro la fine del secolo in corso.
Gli autori del rapporto hanno coniato l’espressione “dead species walking” per le circa 500 mila specie non ancora estinte, ma che a causa della distruzione e degradazione degli habitat a loro disposizione e ad altri fattori legati alle attività umane (sovra-sfruttamento, inquinamento, cambiamenti climatici e diffusione di specie aliene invasive) vedono ridurre le loro probabilità di sopravvivenza nel lungo periodo.
Il 25% delle specie animali e vegetali è minacciato di estinzione. Oltre il 40% delle specie di anfibi, quasi il 33% dei coralli che formano la barriera corallina e dei mammiferi marini sono a rischio di estinzione.
Sempre secondo IPBES, la biomassa dei mammiferi selvatici è diminuita dell’82% e, in uno studio recente, si calcola che il 94% della biomassa dei mammiferi terrestri oggi viventi sia rappresentata da esseri umani (36%) e animali domestici (58%).
Per gli insetti, i dati disponibili fanno ritenere che almeno il 10% delle specie sia minacciato. Negli ultimi cento anni l’abbondanza media di specie autoctone, nella maggior parte degli habitat terrestri, è diminuita di almeno il 20%.
Il tempo presente come sesta estinzione di massa
Gli scenari sviluppati da numerosi scienziati, sulla base dei dati oggi disponibili, indicano che gli attuali tassi di estinzioni delle specie in natura sono da cento a mille volte superiori alla media delle estinzioni della storia del pianeta.
Questi numeri portano a riferire il tempo che stiamo vivendo come sesta estinzione di massa, dopo quelle precedenti causate da eventi cosmici e planetari, tra le quali tutti conoscono quella che portò all’estinzione i dinosauri, 65 milioni di anni fa.
I valori della natura: una classificazione nuova e più completa
Per aiutare la politica a comprendere meglio i modi molto diversi in cui le persone concepiscono e apprezzano la natura, il Rapporto fornisce una classificazione nuova e più completa dei valori della natura.
La nuova classificazione evidenzia come diverse visioni del mondo e sistemi di conoscenza influenzano il modo in cui le persone interagiscono e apprezzano la natura e presenta quattro prospettive generali: vivere dalla natura (la capacità della natura di fornire risorse per sostenere i mezzi di sussistenza, i bisogni e i desideri delle persone, come cibo e beni materiali); vivere con la natura (concentrarsi sulla vita “diversa da quella umana”); vivere nella natura (l’importanza della natura come ambiente per il senso del luogo e dell’identità delle persone); vivere come natura (vede il mondo naturale come una parte fisica, mentale e spirituale di se stessi).