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I coralli, importanti accumulatori di inquinanti nell’ambiente marino

I coralli, importanti accumulatori di inquinanti nell'ambiente marino
Foto di Pexels da Pixabay

Coralli, non solo belli ma anche utili per combattere l’inquinamento. Uno studio ha identificato, infatti, un accumulo di idrocarburi policiclici aromatici, inquinanti dannosi, nei tessuti e nelle alghe simbionti del corallo mediterraneo Balanophyllia europaea

Lo studio sui coralli “anti-inquinamento” è stato condotto in collaborazione tra l’Istituto per le risorse biologiche e le biotecnologie marine del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr-Irbim) e l’Università di Bologna (Unibo).

Una ricerca realizzata nell’ambito del dottorato internazionale congiunto Cnr–Unibo in “Tecnologie innovative e uso sostenibile delle risorse di pesca e biologiche del Mediterraneo” e delle attività di ricerca del Fano Marine Center – Centro di ricerca sulla biodiversità, risorse e biotecnologie marine. I risultati sono stati pubblicati sulla rivista Science of the total environment.

“Gli idrocarburi policiclici aromatici (Ipa) sono una classe di inquinanti organici derivanti dalla combustione incompleta di materiale organico e dall’uso di olio combustibile, gas, carbone e legno nella produzione di energia. Gli Ipa sono largamente presenti in mare e rappresentano un potenziale rischio per la fauna marina, visti i loro effetti tossici”ha spiegato Mauro Marini, ricercatore Cnr-Irbim.

Coralli come accumulatori di idrocarburi

I ricercatori hanno dimostrato per la prima volta la presenza di alcuni idrocarburi, come acenaftene, fluorene, fluorantene e pirene, selezionati per la loro rilevanza ambientale, in un corallo largamente diffuso nel mar Mediterraneo.

I risultati dimostrano che Balanophyllia europaea accumula questi contaminanti nel tessuto, nello scheletro e nelle alghe zooxantelle che vivono in simbiosi con lo stesso corallo. Associando i dati degli Ipa contenuti negli scheletri ai dati all’età della popolazione in esame, è stato possibile stimare la capacità di stoccaggio a lungo termine degli idrocarburi policiclici aromatici, in particolare sino a 20 anni, negli scheletri di coralloha aggiunto  il ricercatore Cnr-Irbim.

“Lo stoccaggio di per sé sottrae contaminanti dall’ambiente. Tuttavia, le sostanze restano tossiche per il corallo e possono avere effetti diretti sull’animale arrivando a provocarne la morte in caso di contaminazioni estreme”.

I coralli possono, dunque, funzionare da “barriera” agli idrocarburi ma occorre prestare bene attenzione ad un altro fattore, come ricorda Mauro Marini, perché potrebbero essere liberate in altri momenti: “Queste sostanze potrebbero essere di nuovo rilasciate nell’ambiente al momento della degradazione del corallo. Inoltre, i cambiamenti climatici provocando l’acidificazione dei mari, possono causare una più veloce degradazione delle strutture coralline e quindi un più rapido rilascio nell’ambiente di queste sostanze contaminanti.

Una prima analisi importante per stabilire un “incipit” per studi futuri nel bacinodel Mediterraneo. “Valutare i livelli e le fonti di questi inquinanti diffusi e dannosi è infatti di cruciale importanza per stimare i rischi per gli organismi marini”, conclude il ricercatore.

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