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Decreto “Ristori”, ignorati i parchi con tanti animali

Decreto "Ristori", ignorati i parchi con tanti animali
Decreto "Ristori", ignorati i parchi con tanti animali

Decreto Ristori, ingnorati i parchi zoologici con tanti animali: parte dal Parco Natura Viva di Bussolengo l’appello al Governo per ricordare che il codice ATECO dei parchi zoologici non è stato inserito nelle ultime misure di aiuto disposte per sostenere le attività colpite dall’obbligo di chiusura con il DPCM del 27 ottobre scorso.

Decreto Ristori, se parchi divertimento e parchi a tema infatti – codice 9321 – sono stati contemplati dalla misura del decreto, le strutture che gestiscono migliaia di esemplari di fauna selvatica – codice 9104, lo stesso di orti botanici e riserve naturali – hanno comunque chiuso i cancelli ma non si sono ritrovate tra le attività “ristorate”.

Decreto ristori, l’appello di Cesare Avesano Zamborra per gli animali

Ancora una volta i parchi zoologici pagano un prezzo altissimo per il lockdown – spiega Cesare Avesani Zaborra, direttore scientifico del Parco Natura Viva Dopo i quasi tre mesi di chiusura della primavera scorsa vengono di nuovo serrati i cancelli ma questa volta, sembra che le strutture zoologiche non possano beneficiare nemmeno del ristoro previsto per altre categorie. Potrebbe essere un colpo mortale se non si riuscisse a tamponarlo in tempo. Mi auguro che il Governo riveda l’elenco dei codici ATECO e inserisca anche i parchi zoologici, così come ha inserito i parchi divertimento e i parchi a tema”.

Nel caso del Parco Natura Viva di Bussolengo, si tratta di una struttura che ospita oltre mille esemplari, che sostiene venticinque progetti di conservazione di specie a rischio estinzione, che partecipa a quattro progetti di reintroduzione in natura di animali nati al Parco e che ha elaborato un patrimonio di pubblicazioni scientifiche che supera i 30 articoli in sei anni.

“Rimaniamo una categoria con altissimi costi di gestione che, al momento della chiusura al pubblico, ha un margine di sostenibilità pressoché nullo – conclude Avesani Zaborra – Custodiamo un patrimonio di pubblico interesse che non appartiene alle nostre istituzioni ma di cui siamo semplicemente custodi. Io spero che il Governo ascolti il nostro appello e ci inserisca almeno tra coloro che hanno un chiaro diritto ad essere in qualche maniera risarciti”.

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