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Dati sensibili, privacy e App Immuni, l’intervista a Massimo Genovesi

Dati sensibili, privacy e App Immuni, l’intervista a Massimo Genovesi
Foto di TheDigitalWay da Pixabay

Con l’uscita dell’App Immuni si è aperto un grande dibattito riguardante la questione dei dati sensibili e soprattutto della nostra privacy. Ci si è chiesto quanto questo tipo di app possano entrare nelle nostre vite e controllarci. La cosa ha spaventato e confuso molti, mettendo forse in luce una questione che già da tempo poteva suscitare perplessità e paure.

Ma quanti sono i gesti che inconsapevolmente compiamo quotidianamente attraverso i nostri smartphone e le nostre applicazioni? Gesti che la maggior parte delle volte mettiamo in atto in maniera automatica, senza pensarci troppo. Noi di Green Planet News abbiamo voluto fare un po’ di luce sulla questione, intervistando un “addetto ai lavori”, Massimo Genovesi.

Massimo si occupa della protezione dei dati, in collaborazione con il team della Digiwebuno di cui fa parte. Tempo fa l’avevo intervistato per Scrittore in Viaggio su un argomento totalmente diverso da questo; su una sua grande passione, un suo grande amore: la poesia. Massimo infatti scrive poesie. E le due cose, l’ambito lavorativo e questa sua passione, non faticano a coesistere, seppur così differenti l’uno dall’altra.

Questa volta però, sono andata a chiedergli qualcosa in più sulla questione dei dati sensibili, su come è possibile tutelare maggiormente la nostra privacy e sull’App Immuni. L’intervista a Massimo Genovesi.

Massimo tu di cosa ti occupi?

In collaborazione con il Team della Digiwebuno, di cui faccio parte, condividiamo con i nostri clienti, l’esperienza quotidiana, applicata alla protezione dei nostri e dei loro dati personali in riferimento alla nuova normativa denominata Regolamento Europeo sulla protezione dei Dati (UE) 2016/679 GDPR, entrata in vigore ormai lo scorso 25 maggio 2018.

Nello specifico ricopro il ruolo di DPO (Data Protection Officer) (ex art. 37 del GDPR) collaborando proattivamente con il management aziendale e di pubbliche amministrazioni, per definire l’organizzazione, i mezzi, e le misure più adatte per migliore la gestione del sistema di gestione privacy, in conformità ai dettami del regolamento. 

Alla data attuale seguiamo 25 pubbliche amministrazioni e circa 200 soggetti privati che comprendono il settore sanitario, scolastico, commercio, web e studi professionali, dislocati in diverse parti d’Italia.

Parliamo di dati: ormai, dando il consenso per le nostre tantissime app, ci sembra di essere sempre più sorvegliati. E la cosa pare essere diventata normale.

Più che di sorveglianza, parlerei di monitoraggio. Con l’avvento della tecnologia e della medicina, si è palesata la necessità di dovere soprattutto identificare più dettagliatamente le diverse tipologie di dati personali e non semplicemente identificarli in un unico calderone, denominato “dati sensibili”, come era consuetudine fare con la vecchia normativa.

Soprattutto la tecnologia, ha portato le organizzazioni, sia pubbliche che private, ad avere a disposizione, più informazioni da dover e poter gestire, con una fruibilità molto più veloce, più semplice, e contestualmente li ha portati a scoprire la possibilità di poterli utilizzare per molteplici e diversi scopi.

Parlando di consenso, e nello specifico settore delle App telefoniche, sempre più spesso rilasciamo i consensi senza aver letto l’Informativa, che per dovere di Regolamento possono risultare, lunghe e di difficile comprensione per i non addetti ai lavori, portando il fruitore dell’App a rilasciare il consenso molto facilmente.

Possiamo tutelare in qualche modo la nostra privacy?

Sarà possibile quando si avrà la piena coscienza e conoscenza di come le nostre informazioni personali possono essere utilizzate da terzi, magari, per farci compiere delle scelte piuttosto che altre inconsapevolmente. Ogni giorno veniamo bombardati da informazioni che vengono profilate in base ai nostri gusti e alle nostre abitudini di vita, per rendere meglio l’idea consiglierei a tutti di andarsi a leggere la storia dello scandalo “Cambridge Analytica”.

Arriva l’App Immuni e ha già fatto discutere molto. Tu cosa ne pensi?

Nei giorni scorsi, il Garante, ha espresso il parere favorevole all’utilizzo dell’App Immuni, dando contestualmente l’obbligo di adottare ulteriori misure, rafforzando la sicurezza dei dati delle persone che scaricheranno l’App. Ha chiesto inoltre, che gli utenti siano informati adeguatamente in ordine al funzionamento dell’algoritmo di calcolo utilizzato per la valutazione del rischio di esposizione al contagio e dovranno essere portati a conoscenza del fatto che il sistema potrebbe generare notifiche di esposizione che non sempre riflettono un’effettiva condizione di rischio.

Da qui il “falso contagio”. L’App stessa poi, non gestisce nessun dato anagrafico e tanto meno dati di geo-localizzazione. C’è solo uno scambio di codici (che cambiano frequentemente) tra cellulari attraverso trasmissione bluetooth.

Pensi che dovremmo stare più attenti a tutte quelle azioni che compiamo quotidianamente attraverso le nostre app, senza rendercene quasi conto?

Dovremmo fare attenzione in linea generale su qualsiasi nostra azione che comporta il rilascio dei nostri dati e delle nostre informazioni, che ripeto, non sono solo dati anagrafici, ma tutti quei dati che posso essere riconducibili a noi direttamente e alle nostre famiglie, dalle tessere fedeltà ai buoni spesa ricevuti in questo periodo per l’emergenza Covid o da quello accaduto recentemente al sito dell’INPS.

Immaginate solamente quello che gestisce Google Maps attraverso il nostro cellulare: a proposto mi ha comunicato che nel 2019 ho visitato 102 luoghi, 52 città, 1 nuovo paese, e che ho percorso 33465 km in auto in 667 ore. Vi risparmio l’elenco di tutti i ristoranti, bar e negozi.

Come creare maggiore consapevolezza in questo senso?

Noi come Digiwebuno, abbiamo affrontato questa tematica con i nostri clienti ed i loro personale dipendete, orientando i corsi di formazione costanti e sempre su tematiche diverse, sia sotto il profilo di Incaricati al trattamento dei dati per conto dell’azienda o della pubblica amministrazione per cui si lavora, sia sotto il profilo di interessati al trattamento quando usciamo dal nostro ambito lavorativo ed entriamo nella nostra sfera personale quotidiana.

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Foto: Pixabay

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