Contro il rischio erosione delle coste italiane scendono in campo gli scienziati. Strumenti hi-tech come sensori ad alta risoluzione, algoritmi e tecnologie di telerilevamento, sono messi in campo da un pool di istituzioni scientifiche, composto da ISPRA, CNR, ENEA e Scuola Universitaria Superiore IUSS di Pavia.
Lo scopo è quello di difendere le spiagge e coste italiane dal rischio di erosione dovuto alle forti mareggiate e ai cambiamenti climatici, combinando tecniche di osservazione da remoto basate su dati acquisiti da sensori aerei ad alta risoluzione (LIDAR) e iperspettrali, unite a misure sul posto per la calibrazione dei dati acquisiti.
I risultati dell’utilizzo di queste tecnologie sono contenuti in uno studio pubblicato sulla rivista internazionale “Remote Sensing” (https://www.mdpi.com/2072-4292/12/8/1229/htm).
Le coste italiane
Le dune costiere del Circeo in provincia di Latina, nel Lazio, caratterizzate da una complessa copertura di vegetazione, sono state al centro della ricerca. Difatti le dune, che costituiscono gran parte del territorio costiero, riescono a mantenere stabilità, dimensione e forma rispetto ai venti dominanti, proprio per la presenza della ricca vegetazione.
I ricercatori, grazie alle tecnologie messe in campo, hanno scattato una vera e propria ‘fotografia’ di questa area, rilevando che le dune costiere rappresentano una barriera naturale all’innalzamento del livello del mare.
Inoltre la loro vegetazione è in grado di trattenere sabbia, una risorsa naturale di valore inestimabile che scarseggia sempre di più lungo i litorali.
Senza dimenticare inoltre che il territorio rappresenta un ambiente turistico e ricreativo per i cittadini, che stanno riscoprendo l’interesse verso le spiagge naturali.
Attraverso il rilievo di dati iperspettrali e lidar da aereo e l’elaborazione della moltitudine di colori offerta dalle immagini, questa fotografia ‘ipertecnologica’ riesce a fornire una descrizione accurata della tipologia di vegetazione che ricopre le dune costiere, i camminamenti e altre forme antropiche.
Il metodo FHyL
Il metodo utilizzato dai ricercatori si chiama FHyL (Field spectral libraries, airborne Hyperspectral images and LiDAR altimetry) e ottimizza il concetto di integrazione delle conoscenze geofisiche ed ecologiche con quelle legate alle tecnologie di automatizzazione e di intelligenza artificiale.
“Il nostro Paese è da sempre un’autorità nel campo delle tecnologie di rilievo da remoto – spiega Andrea Taramelli (ISPRA-IUSS), delegato nazionale del programma europeo di osservazione della terra Copernicus – e ha recentemente lanciato il programma satellitare iperspettrale denominato PRISMA, che oggi rappresenta l’unico precursore sperimentale già orbitante di una tecnologia su cui tutti i Paesi del mondo stanno investendo. Questo è stato possibile perché in Italia erano già presenti i tre pilastri fondamentali per la creazione dei servizi istituzionali di osservazione della Terra: gli utenti con una chiara richiesta, l’industria e una comunità scientifica competente”.
Il paesaggio costiero italiano
“In questo contesto – sottolinea Taramelli – il paesaggio costiero italiano, fatto di innumerevoli tipologie di habitat, è stato scelto come uno dei migliori campi di sviluppo di modelli di elaborazione dati per dimostrare e rendere evidente il ruolo fondamentale del dato da remoto nei settori produttivi della difesa costiera e monitoraggio degli impatti”.
“La visione strutturale del sistema delle dune è ora più integrata – spiega Emiliana Valentini (CNR) -, le morfologie delle dune eoliche si possono preservare sfruttando le caratteristiche della vegetazione e degli habitat che essa costituisce. Oggi la vulnerabilità delle coste all’erosione e alle inondazioni dovute all’innalzamento del livello del mare è più gestibile grazie al servizio ecosistemico di protezione che ci offre la copertura vegetazionale. Dunque, conoscere e monitorare (oltre che preservare) la struttura della vegetazione e la sua frammentazione dovuta alla presenza antropica è una delle vie primarie per lavorare alla resilienza di questo pregiato tratto di costa”.
La conservazione delle dune
“La caratterizzazione e la conservazione delle dune costiere contribuisce a proteggere le spiagge dall’erosione in quanto costituiscono una riserva di sabbia e, quando le mareggiate invernali colpiscono i litorali, questi depositi rappresentano l‘ultima protezione naturale dalle inondazioni. Quindi, studiare e proteggere questi ambienti naturali ha ricadute dirette sull’economia del Paese e non solo sull’area di studio, il Parco Nazionale del Circeo, scelta per implementare la tecnologia”, conclude Sergio Cappucci (ENEA).
Per proteggere la base delle dune del Parco Nazionale del Circeo, ridurre le perdite di sabbia verso l’entroterra a causa del vento e limitare l’impatto del calpestio, negli ultimi trenta sono stati effettuati numerosi interventi.
Queste azioni hanno consentito finora di conservarle, ma i cambiamenti climatici e la recrudescenza delle mareggiate ne mettono continuamente a rischio l’esistenza.
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Foto : Pixabay
Fonte : ENEA