Immuni, alla partenza ancora polemiche. Non per il funzionamento o per problematiche relative alla privacy. Questa volta la valanga di critiche arriva per le icone che rappresentano la grafica dell’applicazione.
Mentre prima la mamma aveva in braccio il neonato e l’uomo era al computer, ora si sono invertite le parti. È l’uomo ad avere il neonato in braccio non più la mamma, ed è la donna davanti al computer.
Che confusione! È bastato un giorno dalla partenza di Immuni, la app utile per il tracciamento dei contagi del coronavirus, e subito il primo intoppo.
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Le immagini rappresentano uno stereotipo che vede ancora la donna relegata al ruolo di madre, angelo del focolare, con l’hobby delle piante e l’uomo impegnato nel lavoro e in carriera.
Nel 2020 in un’Italia in cui un’app dovrebbe rappresentare progresso tecnologico e innovazione, la sua grafica dimostra che c’è ancora molto da fare e che, nonostante le “quote rosa”, è ancora faticoso pensare ad un uomo alle prese con le faccende domestiche e alla crescita dei figli, ma ancora più faticoso pensare a una donna al di fuori del suo ruolo di madre e donna di casa.
Grande clamore anche nel mondo politico.
L’ex deputata dem Anna Paola Concia ha inviato un messaggio alla ministra per le Pari opportunità e la Famiglia, Elena Bonetti, chiedendole di “parlare con la ministra dell’Innovazione, Paola Pisano, perché questa immagine fuori dal tempo e dalla storia deve essere cambiata”. Il ministro dell’Innovazione è corsa ai ripari e la modifica è stata prontamente fatta.
Ma ormai il danno è stato fatto. L’immagine è sessista e retrograda.
Proprio Il 2 giugno, giorno di esordio di Immuni, nel 1946, le donne ebbero la concessione di votare per la prima volta e oggi, nonostante si continui a lottare, la donna viene ancora considerata esclusivamente come moglie e madre.
Un ruolo certamente fondamentale e alla base della famiglia, ma ora più che mai è necessario togliere questa polvere dai calzari e finalmente far riconoscere le donne come cittadine, lavoratrici e facenti parte di una comunità, nel ruolo più affine alle proprie esigenze.
Oltre all’aspetto riguardante le immagini, Immuni soffre di una carenza da non sottovalutare e cioè che tanti non potranno scaricarla e utilizzarla perché dotati di uno smartphone di vecchia generazione.
I dispositivi dall’iPhone 6 (modello del 2014) in giù, per quanto riguarda Apple, non sono abilitati perché non aggiornati a iOS 13.5. Per i dispositivi Android, sono abilitati all’uso di Immuni soltanto quelli che presentano i seguenti requisiti: aggiornamento ad Android 6 (Marshmallow, API 23) o superiore; Google Play Services versione 20.18.13 o superiore; Bluetooth Low Energy.
Pertanto non è richiesta l’ultima versione del sistema operativo (Android 10) ma quella rilasciata nel 2015 e ancora in uso nei modelli di smartphone non più recentissimi, purché la versione di Google Play sia quella indicata (o superiori).
Fonte : Fanpage